Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XI settimana del Tempo Ordinario
Letture: 1Re 21,17-29; Sal 50; Mt 5,43-48
Riflessione biblica
“Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,43-48). “Ma”: indica che bisogna assumere un’altra logica, non quella del mondo, ma quella di Gesù: “Siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). Tutti siamo d’accordo: il primo comandamento è “amare”, ma tutti siamo convinti che amare è difficile. Gesù ci dà tre suggerimenti per superare tale difficoltà: tutti siamo figli di Dio e fratelli tra noi, amare non per simpatia ma per convinzione, aspirare ad essere perfetti com’è perfetto il Padre celeste (Mt 5,48). Tutti siamo figli di Dio: l’universalismo dell’amore cristiano abbraccia ogni uomo, lontano e vicino, buono e cattivo, deve essere come quello di Dio, che “fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45) e come quello di Gesù: “l’amore di Cristo ci spinge… egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi ma per colui che è morto ed è risuscitato per loro” (2Cor 5,14-15). Amare, perché solo l’amore edifica: “Non ci stanchiamo mai di fare il bene, perché se non ci stanchiamo, a suo tempo mieteremo. Dunque, finché abbiamo tempo, facciamo del bene a tutti, ma specialmente ai nostri fratelli di fede” (Gal 6, 9-10); inoltre, “la carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità” (1Cor 13,4-6). Tutto ciò è possibile se facciamo un vero cammino di fede: guardiamo l’amore perfetto di Dio e accettiamo le nostre fragilità e quelle del prossimo. Se vogliamo misericordia, dobbiamo fare misericordia (Mt 18, 21-35).
Lettura esistenziale
“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 45). Il Vangelo di oggi contiene una delle frasi più tipiche, forti e rivoluzionarie della predicazione di Gesù: “Amate i vostri nemici”. Gesù pronuncia questa frase all’inizio della sua vita pubblica, come un manifesto presentato a tutti, con il quale Egli propone in termini radicali, a chi vuole seguirlo, il suo modello di vita. Ma qual è il senso di questa sua parola? Perché Gesù chiede di amare i propri nemici, chiede cioè un amore che eccede le capacità umane? In realtà, la proposta di Cristo è impossibile da attuare se contiamo solo sulle nostre forze, ma è realizzabile, invece, se accogliamo l’amore e la misericordia di Dio nella nostra vita e ne diveniamo a nostra volta elargitori. La violenza e l’ingiustizia che c’è nel mondo si può vincere solo contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo “di più” viene da Dio: è la sua misericordia, che si è fatta carne in Gesù e che sola può “sbilanciare” il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo “mondo” che è il cuore dell’uomo, che è il nostro cuore. Giustamente questa pagina evangelica viene considerata la “magna charta” della non-violenza cristiana, che consiste nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12, 17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. L’amore verso i nemici costituisce il nucleo della “rivoluzione cristiana”, una rivoluzione che non si basa su strategie di potere, ma sull’amore. Un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve nella sua bontà misericordiosa.