di FraPè – Mentre ero a San Fratello per andare da miei genitori, ho sentito un suono famigliare, mi sono fermato un attimo per ascoltare quel suono melodioso che mi ha riportato indietro nel tempo: la melodia prodotta dal martello sull’incudine.
Lo stesso suono che Giuseppe Verdi usa nell’opera “Il Trovatore”, quando ad un certo punto viene riprodotto il suono sull’incudine un suono che diventa armonia, diventa musica, la stessa prodotta dai fabbri quando battevano il ferro. Due colpivano a ritmo senza sbagliare un colpo, mentre il terzo teneva con una tenaglia grande il ferro che doveva essere lavorato. Tutto procedeva sotto gli occhi meravigliati di noi bambini che ascoltavamo quel suono armonioso sotto i colpi pesanti di quei vecchi maestri di vita che ricordo con affetto.
Il terzo uomo che all’epoca era un ragazzo, è li in quel luogo, a continuare il lavoro appreso da suo padre Mastro Antonino Versaci.
Filadelfio Versaci, ormai in pensione, continua l’arte del fabbro imparata sin da bambino nella vecchia forgia, che a sua volta ha trasmesso a suo figlio Antonio che, nonostante svolga un’altra professione non ha abbandonato del tutto il mestiere del padre e del nonno.
Filadelfio fra quelle mura annerite che ancora odorano di fuliggine, tra le diverse attività che svolge, produce il Coltello Sanfratellano posseduto dalla maggior parte degli abitanti di San Fratello ed utilizzato per qualsiasi tipo di uso. Oggi ad averlo sono tanti e non solo nell’antico borgo ma anche in tutto il comprensorio nebroideo e in diverse altre regioni.
Il coltello “Sanfratellano” ha una lama a forma di foglia di ulivo e il manico in corno.
Le parti metalliche che compongono il coltello vengono forgiate a mano ed in particolare la lama e la molla in acciaio al carbonio; le parti metalliche del manico sono invece realizzate in ferro (caratteristica principale è che le due parti del manico vengono forgiate in un singolo pezzo, una parte verrà lucidata mentre nell’altra sarà montato il corno). La forma del manico è lineare, eccezione fatta per uno sfaso verso l’esterno in prossimità del calcagno; l’ampiezza, o meglio la forma, di questo svaso non ha connotati precisi ed è lasciata (qui sta la particolarità del “Sanfratellano”) al gusto estetico dell’artigiano stesso.
Purtroppo, nonostante il coltello Sanfratellano, sia stato, e lo è ancora oggi, molto conosciuto e apprezzato, questa tradizione è andata un po’ perdendosi, Mastro Filadelfio è uno dei pochi che continua a portare avanti con passione questa antica tradizione.
Do l’ultimo sguardo a quel luogo dove oltre a fare coltelli, si effettuava l’arte della mascalcia, si forgiavano gli attrezzi di lavoro… si tramandava la disciplina, l’amore per il mestiere, si insegnava ad essere uomini così come usavano fare i maestri artigiani di un tempo.
Nostalgico e nel contempo contento di aver fatto un tuffo in un passato anche se recente ormai purtroppo inesistente, risalgo in macchina, mentre il maestro sanfratellano rimettendosi gli occhiali continua a nel suo lavoro silenzioso tra le mura di quel luogo che continua a produrre melodia tra le mura nere di carbone raccontando le storie melodiose di un tempo.
(Foto Pippo Maggiore)