• 21 Novembre 2024 22:05

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Giovedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ml 3,13-20; Sal 1; Lc 11,5-13

Riflessione biblica

“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Lc 11,5-13). C’è continuità tra l’insegnamento evangelico di ieri: pregare con lo spirito filiale di Gesù e chiedere al Padre le cose essenziali per la nostra vita spirituale e materiale, e quello di oggi: essere perseveranti e costanti nella preghiera. Perseveranti: la preghiera non si stanca di chiedere, perché essa comunione con Dio, intimità con Gesù e fiducia illimitata nel suo amore. Costanti: la preghiera non si ferma mai, perché dobbiamo “essere sempre lieti, pregare incessantemente, in ogni cosa rendere grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1Tes 5,16-18). Tre verbi sono usati. Chiedete: è l’atteggiamento filiale di chi nel bisogno si affida a Dio per avere il necessario per la vita: “Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Mt 6,7-8). Cercate: chi chiede, aspetta qualcosa; chi cerca, è attivo, perché sa già di aver ricevuto, ma non sa dov’è: “Non preoccupatevi dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,31-33). Bussate: c’è in questo verbo una tensione forte, che esprime un’estremo bisogno, ma anche il desiderio di rimanere saldi nella fiducia: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” (Fil 4,6-7). E lasciare che lo Spirito operi in noi: “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rom 8,26-27).

Lettura esistenziale

“Vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono” (Lc 11, 8). Le nostre preghiere delle volte sono un po’ malate. Lo sono perché ci dimentichiamo una certezza di fondo che dovrebbe animarle. È la certezza di sapere che la preghiera non è il nostro disperato tentativo di chiedere aiuto quando non ne possiamo più o quando non riusciamo ad affrontare qualche difficoltà. La preghiera non esprime solo un bisogno. Non è l’urlo nel vuoto di chi è disperato. Potrà anche essere un urlo, un grido, ma è sempre un urlo e un grido verso Qualcuno. E questo Qualcuno non è “il motore immobile” dell’universo come diceva Aristotele. Il nostro Dio non è un “Dio fermo”, impassibile e indifferente alle nostre preghiere. Se pensassimo anche solo questo di Dio dovremmo per lo meno fare il ragionamento che fa Gesù nel Vangelo di oggi. Ciò significa che anche l’idea sbagliata che a Dio non importa niente di noi non deve farci desistere dal pregare, perché anche solo per toglierci di torno, alla fine ci ascolterebbe. Ma la verità è un’altra. Dio non è impassibile perché ama. Ci ama. Per questo quando preghiamo dobbiamo farlo con questa fiducia: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. Così la preghiera stessa diventa un atto di disobbedienza a quella depressione, disistima e insicurezza che ci portiamo dentro e che ci ripete continuamente “non importa a nessuno di te, non c’è nessuno che ti aspetta, non meriti niente”. Pregare è disobbedire a questa voce che sappiamo essere la voce dell’Accusatore che cerca sempre di toglierci qualsiasi speranza, convincendoci di essere soli. In questo modo possiamo forse capire che la preghiera non è semplicemente ottenere qualcosa ma è innanzitutto cercare di affermare qualcosa che è più grande delle nostre stesse richieste.