• 8 Settembre 2024 3:21

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

Domenica della XV settimana del tempo Ordinario

Letture: Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. […]

Una pagina di Vangelo per tutti, perché tutti siamo chiamati e tutti mandati. E come Dio mettesse dentro ognuno la voglia di raccontare, di dire le meraviglie che compie nella nostra vita. Solo che magari concentrati su noi stessi riusciamo a scorgere ciò che è negativo per poi lamentarci. Invece il Signore ci chiama, ci invia per guarirci a vicenda, con l’olio dell’accoglienza, della pace, della fraternità. Ci manda a due a due per sperimentare proprio la fatica della condivisione, della fraternità. Da soli si fa meglio e si fa di più, forse è vero, ma siamo nati per essere relazione. “Siamo viandanti che si fanno compagnia cercando il senso e la pienezza. E, andando, raccontano ad altri quanto hanno visto e conosciuto. Molti pensano, purtroppo, di fuggire il mondo nascondendosi in sacrestia, innalzando alte pareti di incenso per non sapere, chiudendo Dio dentro i tabernacoli. È la paura che non ci permette di essere veri. Paura di perdere. Paura di essere travolti”. (Curtaz)

Quanto è bello andare senza sicurezze, per essere davvero liberi di tutto, condizionati solo da ciò che portano in sé, quello che è nel cuore dell’uomo, liberi di tutto per avere spazio per coloro che incontreranno, per aver bisogno di loro, per condividere. Parola difficile, oggi, quella della condivisione.  Vasco Rossi qualche anno fa cantava che Se non condividi una cosa con qualcuno è come se non l’hai vissuta.

Siamo capaci di stare senza telefonino, senza computer, senza social? Siamo davvero capaci di essere liberi di fare scelte coraggiose che profumano di vangelo?

Lo abbiamo visto domenica scorsa come viene trattato Gesù dai suoi compaesani. Vita dura per i profeti. Ad Amos (prima lettura) gli viene proibito di parlare, di denunciare lo sfruttamento verso i poveri da parte dei ricchi e dei potenti. Amos era uno che non le mandava a dire, partecipate, cooperative, associazioni poco trasparenti e non sempre onesti nell’amministrare i finanziamenti per i poveri, anziani asili nido e autori di tantissime altre ingiustizie sociali, non avrebbero vita facile con uno come il profeta Amos. Lui a chi gli dice di tacere risponde che sta obbedendo a Dio. E’ semplicemente un mandriano e contadino, non ha titoli di studio, ma sa ascoltare la Parola di Dio, sa mettersi in ascolto del territorio e di chi lo abita. il profeta è colui che vive per il Signore e annuncia la Parola denunciando l’egoismo, l’arrivismo, tutto ciò che denigra e sfrutta l’essere umano. I veri seguaci di Dio normalmente è gente impopolare, che magari non ha  follower e approvazioni varie che servono a poco. Ciò che davvero conta è vivere il Vangelo e viverlo con la vita come ci insegna Francesco d’Assisi.

Concludo con ciò che scrive Ermes Ronchi: “I profeti amano la parola di Dio più ancora che i suoi successi. I Dodici hanno quella stessa fede da profeti: credono nel Regno ben prima di vederlo instaurarsi. L’ideale in loro conta più di ciò che riescono a realizzarne. Bellissimo Vangelo, dove emerge una triplice economia: della piccolezza, della strada, della profezia. I Dodici vanno, più piccoli dei piccoli; sulla strada che è libera, che è di tutti, che non si ferma mai e ti porta via, come Dio con Amos; vanno, profeti del sogno di Dio: un mondo totalmente guarito.” 

Buona domenica!