Commento di Fra Marcello Buscemi e di Suor Cristiana Scandura
Giovedì della XIX settimana del tempo Ordinario
Letture: Gs 3,7-10.11.13-17; Sal 113; Mt 18,21-19,1
Riflessione biblica
“Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?” (Mt 18,21-19,1). Non è questione di “quante volte”, ma di cuore, di quanta misericordia abbiamo imparato ad avere nel cuore. Anche se sbaglia, il fratello che sbaglia, rimane sempre un fratello che ha bisogno di aiuto e da riportare alla comunione d’amore. E l’amore vero, quello che ci ha insegnato Gesù, è senza limiti: un amore che dona perfino la propria vita (Gv 15,13). Lo so che è difficile! Ma non ci è consentito di considerarlo un’utopia irrealizzabile e tanto meno di abolire il comandamento di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Sulla stessa lunghezza d’onda di Pietro e con una pazienza al limite dell’umano, anche noi siamo disposti a perdonare magari “fino a sette volte”, ma la pazienza ha il suo limite. Ma Gesù ci ricorda che dobbiamo andare oltre l’umano, “a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9,13). Non basta dare al prossimo il pane quotidiano per sfamarsi o procurargli il vestito per coprirsi, ma bisogna avere misericordia nel momento della sua fragilità esistenziale: “Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15). Il Signore ha pazienza con noi: “Tu, nostro Dio, sei buono e veritiero, sei paziente e tutto governi secondo misericordia” (Sap 15,1), e ci invita ad avere la stessa pazienza infinita: “Mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità” (2Pt 1,5-7). È un cammino spirituale impegnativo e un rinnovamento interiore difficile, per questo “il Signore guidi i nostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo” (2Tes 3,5). Di più: “Il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17.19).
Lettura esistenziale
“Quante volte dovrò perdonargli?” (Mt 21). Poichè “tutti quanti noi manchiamo in molte cose” (Gc 3, 2), abbiamo bisogno del perdono di Dio e del perdono reciproco, come del pane quotidiano.
Il distintivo del Cristiano è l’amore; l’amore non solo a quelli che ci fanno del bene, ma anche ai nemici e dell’amore il perdono è una condiziona essenziale e imprescindibile, L’amore è l’ingrediente che dà sapore alla nostra vita, che rende ogni giorno degno di essere vissuto.
Gli evangelisti, per indicare l’amore di Dio usano il termine: Àgape, che indica un amore disinteressato, gratuito, smisurato, totale e incondizionato, quell’amore che ci permette di lavare i piedi al prossimo, di amare il nemico, di accogliere chi ci sta antipatico, ecc….
Questo è un amore diverso e superiore all’amore di amicizia (Filéo) che ci fa scegliere e amare alcune persone con le quali abbiamo qualche affinità o che ci stanno simpatiche ed escluderne altre e ci fa assomigliare invece al modo di amare di Dio che non esclude nessuno. Siamo stati creati da Dio per amore e la nostra vocazione è amare. L’amore ce lo abbiamo scritto nel cuore, nel nostro DNA.
Se assecondiamo ciò per cui siamo stati creati, siamo felici e pienamente realizzati e la Grazia risplende sul nostro volto; se, al contrario, prendiamo un altro orientamento, perdiamo la somiglianza con Dio, assumendo dei comportamenti che non ci si addicono e perdendo quei connotati di umanità, di tenerezza, di fraternità, di amore che ci sono propri e che ci dovrebbero invece contraddistinguere.
Viviamo come se ogni giorno della nostra vita fosse l’ultimo. Se oggi dovessimo spiccare il volo verso il Cielo, quale ricordo di noi vorremmo lasciare? Desideriamo che il nostro ricordo sia una benedizione e produca frutti di pace e di letizia?