• 22 Novembre 2024 1:06

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della XXIX settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ef 4,7-16   Sal 121   Lc 13,1-9

Riflessione biblica

“Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai” (Lc 13,1-9). Grande la pazienza del Signore: ci lascia spazio per un cammino di vera conversione. Ma grande deve essere anche l’impegno a convertirci: “Non aspettare a convertirti al Signore, non rimandare di giorno in giorno, poiché improvvisa scoppierà l’ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato” (Sir 5,7). Decidere di convertirci è importante, altrettanto è passare dalla decisione ai fatti. Non abusiamo della pazienza di Dio, ma convertiamoci e portiamo frutti di pentimento: “Pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?” (Rom 2,3-4). Il Vangelo di oggi indica due modi concreti di convertirci: zappare e concimare. “Zappare attorno”: serve a smuovere il terreno della nostra anima per renderlo permeabile all’azione della grazia, dargli il respiro nuovo del Vangelo per vivere in novità di vita, liberarlo dalle erbe infestanti delle passioni, giudizi e pregiudizi, in modo da essere persone libere, che si servono della libertà per camminare secondo lo Spirito, rinnegando i desideri della carne e producendo il frutto dello Spirito, l’amore (Gal 3,16-24). “Vi metta il concime”: è il nutrimento che ci fornisce la lettura assidua del Vangelo, la preghiera umile sotto l’azione dello Spirito Santo, la pratica dei sacramenti per vivere in grazia, i colloqui con persone che praticano la spiritualità per essere guidati con saggio discernimento e crescere nella vita spirituale. Collaboriamo con la grazia di Dio e non accogliamo invano la grazia di Dio (2Cor 6,1), che “ci ha scelti per essere santi e immacolati al suo cospetto nell’amore” (Ef 1,4).

Lettura esistenziale

“Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici” (Lc 13, 1). Gesù, nel Vangelo di oggi, parte da un episodio di cronaca e cerca di tirare fuori un insegnamento che è sempre di attualità: il perché della sofferenza. Non sappiamo il motivo del dolore e nemmeno la Bibbia ne fornisce una spiegazione chiara e univoca. Cristo non è venuto a spiegarci il perché della sofferenza, ma a prenderla su di Sé, a condividerla con noi, a portare insieme a noi la nostra croce quotidiana. Commentando la tragica fine di questi uomini, alcuni morti per mano di Pilato, altri uccisi dal crollo della torre di Siloe, Gesù ci fornisce una preziosa indicazione: non sono morti a causa dei loro peccati. Dio non punisce i suoi, né manda insopportabili croci per metterci alla prova: spesso la causa del nostro dolore è da ricercare nelle nostre scelte sbagliate o nell’incapacità degli uomini di vivere da adulti consapevoli ed equilibrati. Se soffriamo non è perché Dio ce l’ha con noi. Ma, conclude Gesù, la prova può diventare l’occasione di crescere, di affrontare la vita con maggiore consapevolezza, di andare oltre. La prova è il momento della verità, il momento in cui emerge se crediamo davvero a tutto ciò che abbiamo professato con le labbra. La prospettiva di Gesù, è ardua, ma è carica di speranza: il dolore non è necessariamente una catastrofe ma può trasformarsi in inattesa e provvidenziale opportunità. Possiamo subire la sofferenza e diventare sterili, oppure cogliere la prova come un’occasione per santificarci.