Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sabato della III settimana del Tempo Ordinario
Letture: 2Sam 12,1-7.10-17; Sal 50; Mc 4,35-4
Riflessione biblica
“Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?” (Mc 4,35-41). Meraviglia? Timore? Siamo sinceri! Sotto i colpi delle tempeste del vivere quotidiano, la fede traballa: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Traballa la fede, ma ci affidiamo a Gesù, perché egli agisce “con autorità”: “Taci, calmati! Il vento cessò e ci fu grande bonaccia”. E ci ricordiamo della sua promessa: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). E la sua promessa ci rende sicuri nel cammino della vita: con Gesù, “anche se afflitti, siamo sempre lieti (2Cor 6,10), tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,8-10). Di più: le nostre fragilità ci fanno paura, ma sentiamo la sua voce nel nostro cuore, che ci rianima e ci dà sollievo: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2Cor 12,9). La lotta del mondo ci fa paura, ma egli ci assicura: “Ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 17,22.33). Allora, invece di meravigliarci e di aver timore, a differenza di quei discepoli, “corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, lui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio” (Eb 12,1-2). Non stacchiamoci da Gesù, ma partecipiamo alla sua sofferenza redentrice: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” (Rom 8,35-37). Anzi, siamo sicuri che anche la sofferenza “concorre al bene per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rom 8,28).
Lettura esistenziale
“Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva (Mc 4, 37-38). Il Vangelo odierno ci fa contemplare la barca con gli apostoli, simbolo della Chiesa, sbattuta dalla tempesta, immagine delle persecuzioni che fin dai primordi hanno accompagnato la vita della Chiesa. In essa, anche se silenziosamente, è presente Cristo e proprio per questo non è mai affondata. Prima o poi durante la navigazione della vita verranno per tutti acque agitate e vento contrario.
Dio non ci toglie le prove, le difficoltà, le tempeste della vita, non ci salva “dalla” tempesta, ma “nella” tempesta, che affronta insieme a noi. Perché questa è la pedagogia di Dio: spronarci a “passa all’altra riva”, ad andare oltre, ad affrontare la fatica di remare, con il pericolo di incontrare tempeste, piuttosto che starcene al sicuro ma fermi.
“Non ti importa che moriamo?”, urlano i discepoli impauriti a Gesù. Sì, a Lui importa di noi, a tal punto da morire sulla Croce, a tal punto da portare insieme a noi la nostra croce quotidiana. Se dunque Dio è con noi: perché temere nei giorni tristi? Non possiamo sempre comprendere con la ragione i disegni di Dio, il perché di certe cose che ci accadono, ma una sola certezza deve dare sicurezza e serenità alla nostra vita: Dio ci ama!
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