Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XXI settimana del Tempo Ordinario
Letture: 1Cor 2,10-16; Sal 144; Lc 4,31-37
Riflessione biblica
“Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.” (Lc 4,31-37). Luca ci riporta agli inizi della missione di Gesù: insegnava e guariva. Dopo aver insegnato a Nazaret, insegnò nella sinagoga di Cafarnao: “e la sua parola aveva autorità”. Egli non insegnava in nome di una tradizione secolare, ma in nome di Dio. Si alimentava direttamente alla sorgente della verità, della giustizia, della santità e dell’amore. Di più: parla alla maniera umana, ma il suo insegnamento ha la potenza santificante del Padre: “Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse” (Gv 14,10). Le sue parole ci comunicano lo Spirito: “Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito” (Gv 3,34). E lo Spirito opera nelle parole di Gesù: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita” (Gv 6,63). Parla nella potenza dello Spirito: e nella forza dello Spirito ci trasforma per essere veri figli di Dio, operatori di pace e giustizia in un mondo dominato dal male, testimoni di grazia che porta alla santificazione di noi stessi e di coloro che incontriamo nel nostro cammino quotidiano, testimoni dell’amore di Dio, proiettati verso la costruzione dei cieli nuovi e della terra nuova. Agisce nella potenza dello Spirito: il miracolo sull’indemoniato manifesta non solo il potere di Gesù su Satana, ma soprattutto che, “scacciando i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, è giunto a noi il regno di Dio” (Mt 12,28). Non basta, però, solo credere, perché “anche i demòni lo credono e tremano!” (Gc 2,19): “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!” (Lc 4,34). Bisogna lasciarci condurre dallo Spirito di Dio che ci fa portare a compimento il progetto del Padre: “Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma, come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo” (1Pt 1,14-16).
Lettura esistenziale
“Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?” (Lc 4, 36. Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che, in giorno di sabato, predica nella sinagoga di Cafarnao. Al suo insegnamento, che suscita la meraviglia della gente, segue la liberazione di «un uomo posseduto da uno spirito impuro», che riconosce in Gesù il «santo di Dio», cioè il Messia. In poco tempo, la sua fama si diffonde in tutta la regione, che Egli percorre annunciando il Regno di Dio e guarendo i malati di ogni genere. La parola che Gesù rivolge agli uomini apre immediatamente l’accesso al volere del Padre e alla verità di se stessi. Non così, invece, accadeva agli scribi, che dovevano sforzarsi di interpretare le Sacre Scritture con innumerevoli riflessioni. Inoltre, all’efficacia della parola, Gesù univa quella dei segni di liberazione dal male. Sant’Atanasio osserva che «comandare ai demoni e scacciarli non è opera umana ma divina»; infatti, il Signore «allontanava dagli uomini tutte le malattie e ogni infermità. Chi, vedendo il suo potere avrebbe ancora dubitato che Egli fosse il Figlio, la Sapienza e la Potenza di Dio?»
L’autorità di Gesù è l’autorità dell’amore. Spesso per l’uomo autorità significa possesso, potere, dominio, successo. Per Dio, invece, autorità significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13,5), che cerca il vero bene dell’uomo, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande da dare la vita.
In una delle sue Lettere, santa Caterina da Siena scrive: «È necessario che noi vediamo e conosciamo, in verità, con la luce della fede, che Dio è l’Amore supremo ed eterno, e non può volere altro se non il nostro bene».
Attingiamo sempre alla misericordia divina, che libera e guarisce la nostra umanità, ricolmandola di ogni grazia.