Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì I settimana di Avvento
Letture: Is 2,1-5; Sal 121; Mt 8,5-11
Riflessione biblica
“Gesù gli disse: “Io verrò e lo guarirò” (Mt 8,5-11). Nel periodo di Avvento, queste parole di Gesù assumono un profondo significato religioso. “Verrò”: viene Gesù, per portare a compimento l’opera di salvezza, voluta dal Padre: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebr 10,7). Viene Gesù, per rimanere con noi e ricolmarci della sua grazia: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14). Viene Gesù per guarirci della nostre fragilità umane: “Folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie” (Lc 5,15). Anche il centurione andò e il suo servo fu guarito. Andò con fede sincera: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ solo una parola e io, tuo servo, sarò guarito”. Non è una formula, ma convinzione di fede: senza Gesù la nostra vita sarebbe senza un appoggio sicuro e valido. Con fede umile: “Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi trema alla mia parola” (Is 66,2). Con fede pronta: a dire sì al progetto di salvezza di Dio, a farci guarire dal suo amore infinito, a collaborare con lui per operare il bene a favore di chi ha bisogno. “Verrò e lo guarirò”: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38). La sua parola ci libererà dalla menzogna: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31.32) e sarà per noi “spirito e vita” (Gv 6, 63). La sua grazia illuminerà gli occhi della mente e del cuore per amare come lui ha amato: “Se camminiamo nella sua luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1Gv 1,7) e ci guarirà dalle nostre miserie, per vivere nell’amore e per l’Amore.
Lettura esistenziale
“Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (Mt 8. 8). Dal Vangelo di oggi attingiamo questa espressione che pronunciamo usiamo di consueto nella liturgia eucaristica, prima di accostarci alla comunione. È questa un’espressione semplice e autentica, attraverso cui, il centurione romano dice a Gesù che si fida così tanto di Lui da non avere bisogno di altri segni, o di altre prove concrete se non semplicemente la Sua parola. Per lui basta solo la parola di Gesù a cambiare le carte in tavola senza bisogno di fuochi d’artificio, prove, controprove. Mentre noi abbiamo invece continuamente bisogno di segni, di prove, di gesti, di rassicurazioni forse perché non ci fidiamo veramente di Lui. Cerchiamo così l’effetto esteriore perché non crediamo che Lui sia così capace di cambiare la sostanza delle cose. La parola d’ordine di oggi invece è ‘fidarsi’ della Parola senza domandare altri ‘segni’. Il segno più bello è quello della fiducia. È poter pregare con la certezza di essere già stati ascoltati. È affidarsi nella consapevolezza che se Dio dice di amarci non può mai agire conto l’amore perché agirebbe contro se stesso. La fede è saper credere a questo amore e non all’evidenza degli eventi nella loro superficie. Un bambino non teorizza troppo sui pericoli, se è in braccio alla madre o al padre, ma si sente al sicuro. La fede è un dono, ma dare fiducia è una scelta. La fede è come avere un padre che ti prende in braccio, ma la fiducia è scegliere di credere più a quelle braccia che a tutto il resto che grida il contrario.