Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XXV settimana del tempo Ordinario
Letture: Pr 21,1-6.10-13; Sal 118; Lc 8,19-21
Riflessione biblica
“Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. Semplice, chiaro, essenziale: per essere familiari di Gesù bisogna ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica. Ascoltare la parola: essa ci genera alla fede: “la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rom 10,17). La fede ci apre all’intimità con Gesù: “Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime” (1Pt 1,8-9); alla comunione con Gesù e con i fratelli: “Quello che abbiamo veduto e udito (Gesù, Parola eterna di Dio), noi lo annunciamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo” (1Gv 1,3). Ecco la famiglia di Gesù: il Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio” (Gv 3,16); Gesù nostro fratello, che si è fatto uomo come noi (Fil 2,7), ci ha amato e ha dato stesso per noi (Gal 2,20), ci ha donato il suo Spirito che ci insegna la via dell’amore, “finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,13). Tutto ciò presuppone un altro tratto della nostra identità cristiana: “la fede agente mediante la carità” (Gal 5,6). Senza la pratica, la fede diviene ideologia; senza la fede, la pratica diviene vuota e senza senso. La pratica della fede è l’amore: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). E l’amore ci rende simili a Gesù: “Chi dice di rimanere in lui, deve comportarsi come lui si è comportato” (1Gv 2,6). Anzi, nella forza dello Spirito di Gesù, l’amore si manifesta ai fratelli e sorelle come “gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).
Lettura esistenziale
“Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8, 21). L’unica cosa che ci mette in rapporto con Cristo è l’ascolto della sua Parola e la sua accoglienza che diventa osservanza. Maria è colei che più di tutti ha ascoltato la Parola del suo divin Figlio e l’ha messa in pratica. In lei vediamo che l’ascolto diventa carne, concretezza, fatto. Ognuno di noi può dire di essere davvero di Cristo solo se fa altrettanto. L’ascolto attento della Parola di Dio e la sua osservanza compie in noi il miracolo di farci diventare familiari di Dio: madre, fratello, sorella di Gesù. Mistero che ci avvolge, incontro tra ciò che è infinitamente grande e ciò che è infinitamente piccolo. La Parola ascoltata e messa in pratica genera in noi una nuova mentalità e ci rende più conformi a Gesù, riproducendo in noi i suoi tratti, i suoi sentimenti. Inoltre la Parola ascoltata, accolta e incarnata, non solo ci rende familiari di Cristo, ma ci unisce di più gli uni agli altri. Chi ascolta la Parola e la accoglie stabilisce con gli altri fratelli legami più autentici e profondi di quelli di sangue. nella consapevolezza di essere figli dello stesso Padre, di fare la stessa professione di fede e di appartenere alla stessa comunità di vita. Viceversa, la peggiore pubblicità che possiamo fare a Cristo è quella di ascoltare la sua Parola, ma poi di fare delle scelte che vanno in tutt’altra direzione. Credere e vivere sono due verbi che non dovrebbero mai essere disgiunti. Se crediamo davvero in Cristo, non ci rimane altro da fare che seguirlo, vivendo come Lui ha vissuto.