di Francesco Polizzotti
Sono 141 gli atleti che dal 29 agosto, e fino all’8 settembre, indosseranno i colori della Nazionale Italiana, rappresentando il nostro Paese alle XVII Paralimpiadi di Parigi. «Siamo a Parigi con la consapevolezza di avere lavorato nel miglior modo possibile – dichiara Luca Pancalli, presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) – se è vero che abbiamo messo le varie Federazioni nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro e di arrivare pronte all’appuntamento più importante del quadriennio. A Tokyo nel 2021 abbiamo ottenuto il risultato più grande di sempre. Ora il livello della competizione si è alzato, ma questo non significa che qualcosa di grande non possa avvenire di nuovo. A Parigi, inoltre, saremo presenti in più discipline rispetto a Tokyo e ciò vuol dire che stiamo diffondendo l’attività sportiva in più settori. Vogliamo regalare emozioni e vogliamo farlo attraverso le gesta dei nostri ragazzi e ragazze». Giorno dopo giorno, nel portale del CIP si potranno seguire tutti i risultati delle varie discipline e nel medesimo portale si segnala anche (a questo link) lo spazio dedicato alla storia del movimento paralimpico internazionale e italiano fino ad oggi.
Le paralimpiadi però non scaldano i cuori. Vi partecipano atleti i cui successi interesseranno pochi. Gli stessi tabloid e canali social sportivi non faranno la corsa ad aggiornare il medagliere azzurro. Nessuno saprà nulla. Alla fine sarà una manifestazione tra atleti anonimi, resi tali non solo dalla propria disabilità ma soprattutto da una società abilista, dove vali se fai cose perfette, eclatanti, al cardiopalma ma non se a farlo sono persone con una menomazione, con una limitazione sensoriale, con una vita sacrificata ai giudizi delle etichette. Eppure, le Paralimpiadi rappresentano un’occasione unica per dimostrare come le vere e proprie barriere siano causate dal pregiudizio e dalla discriminazione basata sulla disabilità e che contrasta il limite culturale dell’abilismo.
L’abilismo è lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone disabili e, più in generale, il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo e una mente abile. Più specificamente l’abilismo è un paradigma culturale simile al razzismo e al sessismo e discrimina le persone con disabilità. Tale concetto presuppone che tutte le persone abbiano un corpo abile o “normale”, cioè che rientra nelle convenzioni sociali e culturali accettate dalla comunità. Il termine deriva da “ableism”, coniato negli anni Ottanta nell’ambito dei Disability Studies, ma già diffuso negli anni Settanta in ambienti angloamericani e nordeuropei, mentre in Italia ha avuto una recente condivisione, anche grazie alla discussione del ddl Zan che, se fosse stato approvato, avrebbe comportato l’introduzione appunto di una legge contro l’abilismo.
E’ ormai acquisito come il riferimento per una società davvero inclusiva sia il “modello bio-psico sociale” adottato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che interpreta la disabilità come il risultato dell’interazione tra un individuo non conforme agli standard e alle norme sociali e una società non preparata ad accogliere e valorizzare chi si discosta da tali standard.
A dare visibilità alla manifestazione per l’Italia è stato proprio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, in visita agli atleti azzurri impegnati nei Giochi a Parigi, rivolgendosi a ciascuno di loro ha detto: “Il vostro è un messaggio al mondo” aggiungendo come la loro presenza numerosa e qualificata è già un traguardo raggiunto. E’ La prima volta del capo dello Stato alle Paralimpiadi, ha sottolineato Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico. A Casa Italia l’obiettivo è migliorare le 69 medaglie dell’ultima edizione. Tra i tedofori a portare il sacro fuoco di Olimpia, contribuendo ad accendere il calderone che segna l’inizio ufficiale dei giochi, con un ruolo di rilievo durante la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi, la nostra Bebe Vio.
Paralimpiadi significa superare i pregiudizi e le barriere. L’utilizzo di un linguaggio rispettoso è quindi molto importante anche per promuovere la pratica sportiva e contribuire ad abbattere le barriere, fisiche e psicologiche. In occasione delle Paralimpiadi, Babbel, l’ecosistema leader nell’apprendimento delle lingue, e WeGlad, startup che monitora i dati sull’accessibilità urbana per facilitare la mobilità delle persone con disabilità, hanno promosso un’iniziativa per sensibilizzare sul tema dell’accesso allo sport da parte delle persone con disabilità, presentando i termini da conoscere e le espressioni da evitare per un linguaggio sempre più inclusivo e attento, in senso generale e nello specifico dell’àmbito sportivo.
Qui una guida su come Comunicare la Disabilità. Prima la persona, scritta da Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani, scaricabile gratuitamente dal sito dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti.
Una curiosità. Il logo della bandiera delle Paralimpiadi è formata da 3 Agitos (viene dal latino “agito”, che significa “io mi muovo”), sono di colore rosso, blu e verde e simboleggiano gli aspetti fondamentali dell’uomo: mente, corpo e spirito. Si tratta di un simbolo in movimento che parte da un punto centrale. È in vigore dall’aprile 2003.
Paralimpiadi, il messaggio di Rosa Efomo De Marco: “Desidero l’inclusione”