Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Giovedì della III settimana di Pasqua
Letture: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51
Riflessione biblica
“Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio” (Gv 6,44-51). Già il profeta Isaia, parlando dell’Israele di Dio aveva detto: “Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore” (Is 54,13). E il libro della Sapienza, invita i credenti a desiderare le parole di Dio: “Bramate le mie parole, desideratele e ne sarete istruiti” (Sap 6,11), perché “gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza” (Sap 9,13). Dio ci illumina con la sua parola di verità e saggezza: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 119,105). Dio ci guida con la sua sapienza: “Il Signore ha creato la sapienza; l’ha vista, l’ha misurata, l’ha diffusa su tutte le sue opere, su ogni mortale, secondo la sua generosità, la elargì a quanti lo amano” (Sir 1,7-8). Ma è Gesù la sapienza eterna del Padre: “Noi annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,23-24). Egli con la sua parola ci guida alla vita eterna e ci istruisce nella verità: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Rimanere saldi nella parola eterna di Gesù è essenziale per avere la vita eterna ed essere in comunione con lui: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Istruiti da Gesù, impareremo a vivere nella carità “senza asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità, ma benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandoci a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Camminiamo nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 4,31-5,2). Credere è affidarsi a lui e accettare l’inviato di Dio per la nostra salvezza, Cristo Gesù, vera sapienza del Padre. In Gesù, scopriamo l’immenso amore di Dio per noi (Gv 3,16), la luce per non camminare nelle tenebre della menzogna e dell’ingiustizia: “Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12,45), la libertà: “Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8,36), e la vita: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51).
Lettura esistenziale
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 51). L’Eucaristia è un convito. Ad un convito si va col cuore gioioso, perché è una festa. Se concepiamo la partecipazione alla Messa come un dovere da assolvere, non ne abbiamo ancora colto il senso. L’eucaristia trasfigura il cristiano e lo rende simile a Cristo. Se questo non succede, dobbiamo chiederci con quali disposizioni d’animo ci accostiamo ad essa: abitudine? Superficialità? Cuore e mente distratti? Una soluzione per superare l’abitudine è quella di considerare la partecipazione alla S. Messa come l’incontro con un nostro caro amico che viene a trovarci. Cosa facciamo di solito? Semplice, quando un amico molto gradito ci viene a trovare, prima di tutto lo accogliamo festosamente. Poi ci affrettiamo ad offrirgli qualcosa. Non pensiamo affatto a chiedergli favori, ma lo ascoltiamo con interesse e gioia, e se abbiamo da chiedergli qualcosa lo facciamo solo alla fine. Questo potrebbe essere il nostro atteggiamento nel partecipare alla celebrazione eucaristica: cominciamo col far festa. Esprimiamo a Cristo tutta la nostra gioia di incontrarlo. Poi offriamogli qualcosa che sappiamo gli farà piacere (per esempio un servizio fatto al fratello più bisognoso, il perdono a chi ci è stato causa di sofferenza, ecc.). Offriamogli il nostro corpo, la volontà, il lavoro, la salute e la malattia, perché ne faccia strumenti del Suo amore. Disponiamoci ad ascoltare con attenzione ciò che vuole dirci. Perché l’ascolto sia fruttuoso occorre che ci prepariamo raccogliendoci nel cuore e facendo silenzio. Infine chiediamo pure qualcosa di cui abbiamo bisogno ma soprattutto chiediamogli la grazia di compiere la Sua volontà. Se lasciamo agire l’Eucaristia nella nostra vita, essa ci renderà capaci di pensare, parlare, agire, amare come Cristo, sorretti e fortificati dallo Spirito di Gesù.