Una presenza che rappresenta un’unione di chiese, quella di Palermo e di Bari, per testimoniare la vita di don Pino Puglisi, che ha dedicato la sua esistenza alla cura delle nuove generazioni. L’arcivescovo della diocesi di Palermo Corrado Lorefice definisce così la sua visita a Mola di Bari, la città pugliese che fino al 10 maggio ospita Eternamente, la manifestazione giovanile di strada promossa dalla Comunità Frontiera, dedicata alla legalità. “Qui, a Mola di Bari, tutto ciò assume ancor più significato – precisa – e ho donato la reliquia di don Pino Puglisi. Si tratta del Vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli di proprietà di don Pino che erano stati messi dentro la bara il giorno delle sue esequie; successivamente, in occasione della beatificazione, sono stati consegnati al vescovo di Palermo e due anni fa abbiamo pensato di farli diventare una reliquia molto significativa. Quel Vangelo è impregnato del sangue di Pino Puglisi, ma a sua volta Pino Puglisi è stato impregnato del Vangelo. Una vita così deflagra ciò che Gesù chiama un amore più grande. Questo è il messaggio più forte, perché le nuove generazioni hanno bisogno di testimoni”.
Il bene dei giovani
Per monsignor Lorefice, “lì dove c’è del bene, i cristiani sono felici”, ma non si tratta di mera filantropia. “È una esistenza conformata secondo l’esistenza di Gesù. Noi – afferma – oggi abbiamo dimenticato che Cristo non è il cognome di Gesù, ma è ciò che connota la sua identità messianica. Noi portiamo il nome di Cristo, messianici”. Il vescovo di Palermo riflette, poi, su alcune piaghe della società odierna. “Penso al flagello della droga o dell’alcool. Pino Puglisi è stato capace di condividere un Vangelo che arriva come parola di liberazione. Quando Papa Francesco ha detto di desiderare una Chiesa povera, intendeva dire che i poveri sono il luogo dove si concentra la presenza di Cristo”.
Il ruolo degli adulti
Don Pino Puglisi stava con i giovani, ma forse oggi mancano quelle figure che sostengono i ragazzi: “Non è vero che i giovani sono cattivi, forse – sottolinea il presule – mancano della presenza di adulti. Don Pino è stato un grande formatore, perché ha speso concretamente tutto il suo impegno nell’insegnamento della religione, ma soprattutto nella animazione della pastorale vocazionale. Aiutare i giovani a riscoprire un senso ultimo della vita, l’appartenenza alla comunità cristiana e il mettere l’altro nella condizione di capire che la cifra fondamentale della vita è il dono di sé. Io oggi incontro adulti che hanno vissuto i campi vocazionali e raccontano di un Pino Puglisi con il grembiule, con le cassette, intento a lavare i piatti. La bella notizia del Vangelo arriva come parola, ma anche come gesto. Lui era forte nella parola, apriva orizzonti di vita e di appartenenza ecclesiale ai ragazzi perché l’esperienza in una comunità cristiana non fosse solo una stagione momentanea, ma segnasse la loro vita per sempre”.
Vedere la verità
Monsignor Lorefice sottolinea l’importanza del bene, che esiste ma spesso rimane nascosto: “I giovani hanno bisogno di vedere qualcuno che ama concretamente e devono venire fuori dall’illusione. Penso, ad esempio, al sud Italia, quando le organizzazioni mafiose si sostituiscono alle istituzioni. Se manca ciò che è essenziale, se manca il lavoro, la casa, l’occupazione e c’è un’altra struttura parallela che offre queste cose, ma al costo di delinquere, tutto ciò crea dipendenza. Ecco perché oggi deve arrivare questo messaggio: non del prete antimafia in sé, ma di un Vangelo che veramente libera e fa una proposta di vita”. Un Vangelo che non appartiene al passato, ma è attuale, coinvolge e crea interesse: “Molte volte il Papa ce l’ha ricordato: se ci sono comunità cristiane che dentro vibrano, perché pienamente comprese da questo amore più grande, ci sarà anche il volto di una Chiesa missionaria tra la gente. Questo porterà il messaggio di un Vangelo sempre antico e sempre nuovo”.
La persona al centro
Un pensiero, infine, va al drammatico incidente di lunedì 6 maggio che ha causato la morte di 5 operai a Casteldaccia, in provincia di Palermo: “L’abbraccio carico di affetto e di vicinanza va ai familiari. Il lavoro è un fatto serio dell’esistenza umana, non può essere solo soggetto ai criteri dell’economia capitalistica. La cultura del lavoro e della sicurezza nel lavoro ci dà un messaggio molto forte: l’economia e la finanza senza criterio etico è l’ennesima sconfitta che vive la civiltà umana. Ecco perché bisogna alzare il livello di attenzione anche dal punto di vista legislativo, oltre spingere per un cambiamento di mentalità: non si può continuare a mettere sempre al centro il profitto, dobbiamo pensare alla persona”.
(fonte vaticannews.va)