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«Ora viene il bello». De Marco (Cei): un’estate di turismo, preghiera e accoglienza

La bellezza come punto di partenza e insieme come itinerario. Come scuola e veicolo di speranza. Come raccordo tra diverse esperienze, come collante di un lavoro in rete. E non solo bellezza da vedere ma da vivere, da cercare in se stessi e negli altri, a partire dalle meraviglie che abitano il nostro Paese. Ecco allora che l’estate diventa un tempo privilegiato per costruire relazioni, per condividere vissuti, per valorizzare le tante offerte, turistiche e soprattutto spirituali, che abitano l’Italia. Per qualcuno una novità, per altri una riscoperta che la Cei “propone” come offerta di esperienze in un nuovo progetto iniziato ieri per concludersi il prossimo 16 settembre. Un percorso dal titolo quanto mai significativo ed emblematico: “Ora viene il Bello”. «Si tratta di una grande opportunità generata all’interno delle tante collaborazioni che l’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana ha costruito nel tempo – spiega don Gionatan De Marco direttore dello stesso Ufficio Cei –. È una rete ecclesiale che coinvolge tutte le associazioni di ispirazione cristiana che animano i mondi del turismo, dello sport e dell’ospitalità. È una rete tra buone pratiche ecclesiali ed extra ecclesiali ma che convergono nel far diventare la bellezza, l’ospitalità e lo sport linguaggi attraverso cui tessere narrazioni vitali con la gente che li vive da protagonisti. La filosofia del progetto – prosegue De Marco – consiste proprio nell’armonizzare la visione, nell’unire le forze e nel disegnare esperienze condivise attraverso cui permettere alla nostra gente di far ripartire la speranza. I protagonisti sono tutti coloro, enti, organizzazioni o singoli, che si ritrovano nelle parole del manifesto che orienta il progetto e offrono esperienze significative sul territorio, dai cammini ai musei, dai campi sportivi alle case per ferie, dai santuari ai monasteri e conventi».

Una delle chiavi di lettura dell’iniziativa è il coinvolgimento dei territori locali. Come si realizzerà?

I territori sono stati coinvolti attraverso l’attivazione di tavoli regionali in cui sono stati coinvolti i referenti regionali di tutte le realtà che a livello nazionale collaborano con l’Ufficio. Da questi tavoli, accompagnati e sostenuti da pillole formative e proposte di sussidi che si trovano sul sito del progetto, si iniziano a coordinare e mettere insieme esperienze che la nostra gente e i nostri ospiti potranno vivere in prima persona.

Colpisce, sulla scia dell’enciclica “Fratelli tutti”, il richiamo alla gentilezza come stile d’impegno.

La gentilezza è fondamentale nella logica del progetto. Non solo la gentilezza dei modi che è anch’essa importante, ma è la gentilezza della proposta che deve venir fuori. Una proposta di “Ora viene il Bello” sarà gentile quando è pensata e organizzata lasciando spazi aperti. Una proposta sarà gentile quanto più metterà in conto la logica della possibilità, non imponendo messaggi e attività, ma costruendole insieme con gli ospiti dell’esperienza che dovranno poter avere l’occasione attraverso il dialogo di mettere alla luce del sole tutto il vissuto di questi mesi difficili per gustare la dolcezza dell’amicizia sincera che animatore, guida e comunità avranno la possibilità di dimostrare. Una proposta sarà gentile se si trasformerà in carezza, se chi la vive tornando a casa si sarà sentito ascoltato, capito, incoraggiato… guarito.

Il progetto, appena iniziato, proseguirà fino al 16 settembre. Il giorno di riferimento, se non sbaglio, è il giovedì.

Si, ogni giovedì le realtà che aderiscono al progetto avranno l’opportunità di offrire esperienze su tutto il territorio nazionale in base a cinque coordinate.

Di cosa si tratta?

Hope&walk declinerà il progetto “Ora viene il Bello” nell’esperienza del cammino. La lentezza diventerà possibilità per una riflessione grata sulla vita e per un’elaborazione coraggiosa per un domani di speranza. Hope&place mette al centro i borghi e tutti i luoghi di bellezza, declinando il progetto “Ora viene il Bello” in esperienze in cui la bellezza dell’arte e dei volti diventa luogo di stupore, da cui attingere elementi nuovi per riflettere quella bellezza nella propria vita. Hope&welcome chiama in causa l’ospitalità religiosa dove gli ospiti potranno vivere un’esperienza culturale in cui la poesia di Dante potrà riattivare il desiderio di rimettersi a contare le stelle per trovare o ritrovare morivi per spendere la vita nel bene. Hope&play è la declinazione sportiva del progetto. Si immagina il grande bisogno di movimento che c’è in molti, soprattutto nei più giovani, dopo mesi di chiusura. È l’opportunità di far diventare lo sport linguaggio attraverso cui esprimere i propri talenti ed elaborare tristezza e rabbia. Hope&pray è l’esperienza spirituale. È il nocciolo del progetto. Aprire nei santuari italiani la “Porta della Speranza” per invitare tutte le donne e gli uomini del nostro Paese ad attraversarla perché c’è un abbraccio che attende (il senso dell’indulgenza plenaria) e un messaggio che vuole essere ascoltato per ridestare gioia in tutti.

La gente comune come può partecipare?

Visitando il sito www.oravieneilbello.it può cercare l’esperienza attivata più vicina al luogo dove abita o dove si trova per vacanza, consultare la locandina dove si trovano tutte le info sull’esperienza proposta e contattare chi la organizza per aderire e vivere l’esperienza sul territorio da protagonista.

Al centro di tutto, come abbiamo capito, c’è il richiamo al Bello con la B maiuscola. Come lo dobbiamo intendere?

Come l’orizzonte a cui guarda tutto il progetto. Per noi la speranza ha un volto e un nome: il Risorto! Grazie alle attività di “Ora viene il Bello” qualcuno lo riscoprirà come pilastro vitale, altri come nostalgia inespressa, alcuni lo invocheranno nella preghiera, altri lo cercheranno in un sospiro. Ma una cosa è certa: chi crede come sentinella ha la responsabilità di gridare al mondo che della notte ormai resta poco. E quindi… ora viene il Bello!

(Fonte: Riccardo Maccioni, Avvenire)

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