Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Giovedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario
Letture: Gb 19,21-27; Sal 26; Lc 10,1-12
Riflessione biblica
“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (Lc 10,1-12).Tutti i discepoli sono inviati dal Signore ad annunciare: “È vicino a voi il Regno di Dio” (Lc 10,9). Tutti (il 72 è numero simbolico, indica la missione universale della Chiesa a favore di tutti i popoli della terra) dobbiamo annunciare con la parola e la vita che Gesù è venuto a portare la salvezza e pregare che “il Padrone della messe mandi operai nella sua messe”(Lc 10,2). “Andate”: i discepoli di Gesù non debbono rimanere chiusi nel recinto delle chiese, ma sono “missionari per le strade del mondo”, perché quelle strade divengano “strade per Dio”. Li mandò senza portare nulla: l’inviato di Dio deve essere povero e confidare nell’aiuto provvidente di Dio. “Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi”: essi devono usare prudenza: “siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10,16), ma non aver paura: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). ). “Li mandò a due a due”: per sostenersi a vicenda nella fede e nel reciproco aiuto fraterno, perché “se cadono, l’uno rialza l’altro. Guai a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi” (Eccl 4,9-10). Il saluto da dare è quello di Gesù: “La pace sia con voi” o quello simile di Francesco d’Assisi: “Pace e bene”. La pace è necessaria per la vita nello Spirito: un animo turbato, inquieto, ansioso non può progredire nel cammino spirituale; è in balia di molti moti dell’anima, che non gli permettono la comunione di amore con Gesù nostra pace e con i fratelli, con cui dobbiamo essere “costruttori di pace”. La pace è necessaria nell’annunciare Cristo: dobbiamo testimoniare a tutti che solo “nella conversione e nella calma sta la nostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la nostra forza” (Is 30,15).
Lettura esistenziale
“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (Lc 10, 2). In un mondo in cui rischiamo di confidare solamente sull’efficienza e la potenza dei mezzi umani, Gesù non ci consiglia di attivare una strategia particolare per attirare vocazioni, ma ci chiama semplicemente a chiederle, nella preghiera, al Padre. Siamo chiamati a riscoprire e testimoniare l’importanza della preghiera, che è amicizia con Dio, dialogo amoroso, ascolto, unione trasformante. Attraverso di essa possiamo crescere nel conformare la nostra vita a quella di Cristo. Nella nostra vita di preghiera possiamo avere momenti di particolare intensità, in cui sentiamo più viva la presenza del Signore, ma è importante la costanza, la fedeltà nel curare il nostro rapporto con Dio, soprattutto nelle situazioni di aridità, di difficoltà, di sofferenza, di apparente assenza di Dio. Soltanto se siamo afferrati dall’amore di Cristo, saremo in grado di affrontare ogni avversità come Paolo, convinti che tutto possiamo in Colui che ci dà la forza (cfr Fil 4, 13). Quanto più diamo spazio alla preghiera, tanto più vedremo che la nostra vita si trasformerà e sarà animata dalla forza concreta dell’amore di Dio.