“Non ricordo bene, perché ero girata e non volevo guardare”. Dichiarazioni che fanno rabbrividire. Sono quelle rese da Martina Patti agli inquirenti, riportate da Corriere della Sera e La Sicilia. Il Gip scrive che la donna é “lucida e calcolatrice”. Da qui l’arresto. Sostanzialmente perché “potrebbe darsi alla fuga”. Gli atti definiscono la morte della piccola Elena come “morte violenta particolarmente cruenta e anche lenta”. Quindici pagine di ordinanza cautelare a carico delle 23enne che ha ucciso la figlioletta di nemmeno cinque anni.
Dagli stralci dell’ordinanza, si evince anche il racconto della donna: “ho portato Elena in questo campo e le ho fatto del male e non ricordo altro” e di avere “una cosa lunga tipo un coltello, non ricordo dove l’ho preso, non so perché ce l’avevo”. Il gip sottolinea, inoltre, che “uccidere un figlio in tenera età e, quindi indifeso, oltre a integrare un gravissimo delitto, è un comportamento innaturale, ripugnante, eticamente immorale, riprovevole e disprezzabile, per nulla accettabile in alcun contesto… indice di un istinto criminale spiccato e di elevato grado di pericolosità”.
Inevitabile un passaggio sulla montatura del rapimento e su segni di pentimento che non sarebbero stati manifestati da parte della donna: “ha inscenato il rapimento con estrema lucidità e non ha manifestato segni di ravvedimento e pentimento. Tutti elementi che denotano una particolare spregiudicatezza, insensibilità, assoluta mancanza di resipiscenza”. In mezzo alle dichiarazioni su quel maledetto giorno, anche tanti “non ricordo”. Dalla reazione della piccola che veniva colpita a morte fino al suo seppellimento nel campo dove il suo corpicino è stato ritrovato.