Si dice che il più grande successo del diavolo sia far credere che non esiste. Ma altrettanto sbagliato, oltreché rischioso, è pensare di scorgerlo ovunque, sminuendone in qualche modo la pericolosità, la forza suadente che tante parte può avere nel condizionare il comportamento umano. In mezzo a questi due estremi, alla luce del Vangelo, il compito di vigilanza affidato alla comunità ecclesiale, e là dove necessario l’intervento dei preti cui è affidato il compito di individuare la presenza del demonio e di aiutare chi ne è posseduto a liberarsene. «L’esorcista – spiega mons. Karel Orlita – non è un sacerdote dotato di poteri particolari, di carismi straordinari o di santità eroica. Le caratteristiche che deve avere, sono indicate nel Codice di Diritto canonico e nel Rituale degli esorcismi, dove leggiamo che la licenza per proferire esorcismi deve essere concessa dall’ordinario di luogo solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d’integrità di vita. A queste quattro caratteristiche si aggiunge la necessità di avere una preparazione specifica che renda il sacerdote idoneo a svolgere il ministero di esorcista».
Orlita, 53 anni, canonista ceco, incardinato nella diocesi di Brno, lo scorso settembre è stato eletto presidente dell’Associazione internazionale esorcisti (Aie) subentrando a padre Francesco Bamonte, che terminato il suo secondo mandato, ne è il nuovo vicepresidente. «L’Aie – osserva Orlita – si propone diversi obiettivi, tra cui la formazione di base e permanente degli esorcisti, la promozione degli incontri tra questi presbiteri a livello nazionale e internazionale, l’inserimento del loro ministero nella dimensione comunitaria e nella pastorale ordinaria della Chiesa locale; la retta conoscenza dei loro servizio ministeriale promuovendo studi sull’esorcismo nei suoi aspetti dogmatici, biblici, liturgici, storici, pastorali e spirituali. Inoltre promuovere una collaborazione con persone esperte in medicina e psichiatria competenti anche nelle realtà spirituali.
Si dice che il più grande successo del diavolo sia far credere che non esiste. È così?
Sì. Dal momento che, come si legge nel Libro di Giobbe e come confermano gli apostoli e Gesù stesso, «la vita dell’uomo sulla terra è una milizia», quando non si crede all’esistenza del diavolo, così come le Sacre Scritture lo presentano e la Chiesa lo insegna, le conseguenze sono disastrose, perché si dà a questo grande nemico la possibilità di agire e di colpire indisturbato. Ma oggi è vero anche il contrario. Uno dei più grandi successi del diavolo, specie tra i più giovani, è infatti far credere non soltanto che egli esiste, ma che egli può realizzare i nostri desideri, appagare le nostre voglie, darci dei poteri che ci fanno emergere sugli altri. E per far credere questo si serve di tanti predicatori, specie nel mondo della musica, dello spettacolo e di tante altre realtà, presenti soprattutto nel mondo virtuale.
Quali sono i segni principali della presenza del demonio?
Tralasciando i segni dell’azione straordinaria, di cui ci occupiamo noi esorcisti e che richiedono un discorso lungo e complesso, il santo papa Paolo VI in una famosa Udienza generale elencava anche se in modo non esaustivo, come indizi della sua azione, la negazione di Dio, che si fa radicale, sottile ed assurda; la menzogna, che si afferma ipocrita e potente contro la verità evidente; l’egoismo freddo e crudele, che spegne l’amore; l’odio cosciente e ribelle con cui si impugna il nome di Cristo; il falsificare e il contraddire lo spirito del Vangelo; la disperazione, che si afferma come l’ultima parola.
Ci sono comportamenti che facilitano l’azione del demonio?
Certamente, tutti quelli che vanno contro i Dieci Comandamenti.
Film e spettacoli che banalizzano il tema demoniaco sono pericolosi?
Si, o perché ce lo fanno ritenere un prodotto della nostra fantasia, come i mostri delle fiabe, oppure perché ci convincono che il male è più forte del bene. È solo nella luce del Vangelo che il diavolo ci appare per quello che veramente è. Ed è soltanto stando con Cristo, che il “più forte”, che il diavolo non fa paura.
Sono molti i casi in cui c’è bisogno dell’intervento dell’esorcista?
In genere, di tutti quelli che ricorrono a lui, solo una piccola parte ha veramente bisogno del suo ministero. C’è però da aggiungere che di tutti quelli che probabilmente avrebbero bisogno dell’esorcista, solo una piccola parte approda a lui.
È vero che spesso anziché l’esorcista ci vorrebbe lo psicologo o lo psichiatra?
Dire “tante volte” è esagerato. È certamente vero che, tra quanti fanno ricorso all’esorcista, alcuni hanno problemi esistenziali che richiedono di essere affrontati seguendo un percorso psicoterapeutico e ce ne sono invece altri che hanno patologie psichiatriche. La difficoltà, che a volte noi esorcisti incontriamo, è convincere queste persone a ricorrere a tali specialisti.
Quanti sono gli esorcisti?
Il numero esatto dei sacerdoti legittimamente abilitati dal rispettivo vescovo ad esercitare il ministero di esorcista, non lo conosciamo perché non è obbligatorio diventare soci dell’Aie e non tutti gli esorcisti chiedono di farne parte. Per quanto riguarda gli iscritti alla nostra associazione, sono circa 900.
(fonte Avvenire)