di Fra Giuseppe Di Fatta – È risorto! È il grido di vittoria che da duemila anni riecheggia nella Chiesa e nel mondo intero.
I liturgisti ci insegnano che l’ambone, il luogo dove durante la Messa si legge il Vangelo, è icona spaziale della Risurrezione. Come a dire che ogni Vangelo, ogni domenica, anche se racconta miracoli o altri episodi della vita di Gesù, si ricollega sempre a questo grido di gioia e di salvezza: è risorto!
La risurrezione di Cristo è un evento storicamente avvenuto, e quindi appartiene al passato.
È come un seme, come una miccia accesa, come il lievito che ha innescato un processo di vita e risurrezione nella storia, nel mondo e nel cuore di ogni uomo, in attesa che tutto risorga in Lui, e quindi è evento del futuro.
È annunzio evangelico e profetico che, ancorato solidamente nella certezza del passato e nella speranza del futuro, chiede a noi uomini e donne credenti, di essere cristiani credibili, cioè risorti! Dunque appartiene al presente.
Celebrare la Pasqua del 2021, in piena pandemia, con tutti i limiti e le restrizioni alle quali da un anno siamo costretti, ci mette davanti a situazioni esistenziali particolari e ci chiede di fare delle scelte consapevoli e adulte: chiuderci nella paura e nell’angoscia, sperando che tutto passi presto, o attivare percorsi prudenti e fattibili di apertura, di solidarietà e di speranza? Pensare che non ritorneremo più alla vita di prima o credere che la risurrezione di Cristo ci garantisce una vita del futuro, non solo in Paradiso, ma già qui, su questa terra?
Noi cristiani siamo la Chiesa di Cristo risorto e forse non sempre abbiamo la piena coscienza di essere il sacramento universale di quella salvezza, per il mondo e l’uomo di oggi, che il Signore è venuto a portare.
Come Cristo con la sua risurrezione non è un redivivo, non è tornato indietro, alla vita precedente, ma è andato oltre, vivente di una vita nuova, una nuova esistenza, una nuova corporalità; così noi cristiani che crediamo e celebriamo la sua Pasqua, condividendo e partecipando nella nostra storia il germe della sua vita nuova, anche noi siamo chiamati ad andare oltre…
È Pasqua per tutti noi se, nonostante riconosciamo che questo tempo ci sta cambiando, sappiamo ritrovare i punti di non ritorno della fede cristiana, cioè la Parola, la Preghiera e la Carità.
È Pasqua per voi ragazzi e giovani studenti se, nonostante la DAD, vi impegnate a studiare non solo per un facile voto, ma per la vostra formazione personale, con la responsabilità di costruire il vostro futuro e quello della società.
È Pasqua per voi famiglie se non vi fate vincere dalla paura e dalla chiusura, se ritrovate nuovi equilibri per l’eccessiva compresenza, e attivate percorsi di rispetto degli spazi personali e di dialogo tra di voi e con le altre famiglie.
È Pasqua per voi lavoratrici e lavoratori se esercitate il vostro mestiere con professionalità, puntualità e serietà, inventando modalità di condivisione con chi il lavoro non ce l’ha o l’ha perso.
È Pasqua per voi celibi, nubili, vedovi e vedove, separati, divorziati e tutti coloro che per qualunque evento della propria storia abitano da soli: se vivendo nella preghiera e nell’attenzione alle persone fragili e sole che conoscete, sapete trasformare la vostra vita in una solitudine abitata.
È Pasqua per noi uomini e donne consacrati, sacerdoti e missionari che sperimentando con la pandemia una riduzione dell’attività pastorale, sappiamo intercettare i bisogni e le necessità della nostra gente, riformulando il dono di noi stessi con nuove risposte di presenza, di carità e di attenzione alle singole persone.
Un passaggio particolare forse a noi consacrati il Signore lo chiede se impariamo a prenderci maggiormente cura di noi stessi e di Lui, crescendo nell’interiorità e nel ritrovare la gioia e la freschezza del primo Sì, migliorando le relazioni tra noi, poiché a volte ci isoliamo, tentati di curare solo il nostro orticello, per provare a instaurare rapporti di vera comunione ecclesiale, di sana amicizia, di reciproca fiducia.
A tutti: BUONA PASQUA!