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Nella Diocesi di Acireale, le lacrime di Giobbe: i semi che diventano grani del Rosario

Sono in fase di maturazione le lacrime di Giobbe, pianta tropicale che produce dei semi da cui si ricavano grani utilizzati per realizzare corone del Rosario. Nella diocesi di Acireale, nel catanese, c’è un solo posto dove viene coltivata questa pianta: l’Eremo di Sant’Anna, ad Aci San Filippo, nel Comune di Aci Catena. Qui nel 1751, un frate eremita, fra Rosario Campione, fondò l’eremo e furono i frati a coltivare questa pianta. Dopo la morte dell’ultimo eremita, avvenuta nel 2005, il giardino ebbe un periodo di declino. Da qualche anno, l’eremo è abitato dalla comunità religiosa Fraternità mariana Totus Tuus che nel giardino ha trovato alcune piante delle Lacrime di Giobbe e ne ha sviluppato una piccola coltivazione. Tra fine dicembre e gennaio i grani possono essere raccolti. «Appena raccolti possiamo subito realizzare i Rosari – spiega padre Enzo Calà della Comunità Totus Tuus – non vengono né dipinti, né lucidati. Lo fa la nostra comunità e anche qualche volontario che ci aiuta a realizzarli. Dopo che raccogliamo questi grani, la pianta secca, assomiglia al granoturco. In seguito potiamo la pianta, ne abbassiamo il fusto, dopodichè riprende la vegetazione». I grani raccolti si presentano robusti e sono naturalmente lucidi. Con un piccolo trapano si allarga un foro dentro i grani per passare un filo. Quest’anno anche questa pianta ha risentito della grave siccità e del caldo torrido prolungato che ha colpito l’isola e non si è sviluppata come gli anni passati, malgrado i membri della comunità con tanta abnegazione abbiano abbeverato assiduamente le piante.

La Fraternità mariana Totus tuus è una piccola comunità di fratelli e sorelle che si ispira alla Regola primitiva carmelitana, seguendo la spiritualità mariana di san Luigi Maria Grignion de Montfort. I frati e le sorelle emettono oltre ai tre consueti volti di povertà, castità e obbedienza anche un quarto voto: quello di appartenere del tutto a Maria. La coltivazione delle lacrime di Giobbe è, quindi, espressione di un carisma, della loro scelta di vita sotto lo sguardo dalla Madonna, non solo il mantenimento di una pratica agricola, portata avanti da eremiti dei secoli passati. «Pur essendo una comunità contemplativa – dice padre Enzo – non ci chiudiamo alle esigenze del mondo: viviamo questo carisma accogliendo gli altri, ascoltandoli. Siamo una comunità mariana e per noi è importante aiutare gli altri di riscoprire l’importanza del rapporto con Maria, nostra madre. Durante l’anno organizziamo dei percorsi di preparazione alla consacrazione a Maria di laici si consacrano, secondo lo spirito di san Luigi Maria Grignon De Monfort». Quest’anno il percorso culminerà in una solenne celebrazione il 7 dicembre, mentre gli incontri di preparazione si terranno il 29 ottobre, nei giorni 5,12,19 e 26 di novembre e il 3 dicembre. Ogni primo sabato del mese, invece, dopo la Messa delle 9, la Comunità si riunisce per pregare il Rosario, seguito da 15 minuti di meditazione dei misteri, come chiesto dalla Madonna a Fatima.

Questo mese di ottobre, inoltre, sono ripresi i ritiri mensili, appuntamento che si rinnoverà sino a giugno. La comunità si dedica alla preghiera assidua e alla meditazione della Parola del Signore, attraverso la lectio divina; l’osservanza del sacro silenzio; l’accoglienza nella carità di ogni fratello e sorella; la pratica della penitenza; la meditazione della beata Passione del Signore; l’attività apostolica e il lavoro, in varie forme, per il bene della Chiesa e dell’umanità.

Grazie anche alla sua collocazione, su una rigogliosa collina sopra l’abitato di Aci San Filippo, l’eremo è, sin dai tempi antichi, un luogo di meditazione, di preghiera, di riscoperta della vita interiore, ancora prima della fondazione dell’eremo. Da oltre un anno, nell’eremo, è stata aperta anche una cappellina dove ogni giorno, da lunedì a sabato, dalle 6 del mattino alle 22 si adora continuamente il Santissimo Sacramento, grazie a 120 adoratori che si avvicendano nella preghiera.

(fonte Avvenire)

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