• 21 Novembre 2024 20:23

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Nel giorno della strage di Cutro un altro naufragio fantasma: decine di morti

Il 26 febbraio sulle spiagge di Cutro un centnaio di profughi affogavano nell’attesa di un soccorso troppo a lungo rimandato. Quella notte un’altra strage di migranti è avvenuta sulla rotta Libia-Italia, senza che le autorità lo abbiano mai rivelato: almeno 67 morti di varia nazionalità, in maggioranza pachistani.

Nel silenzio di Libia, Malta, Italia e Ue, la conferma è arrivata da Islamabad, dove l’Agenzia Federale di Investigazione (Aif) del Pakistan ha scoperto una rete di contrabbando di esseri umani composta da almeno una dozzina di membri. Il capobanda è stato arrestato e le sue tracce portano dritto in Italia attraverso la Libia. Il boss era Saeed Sunyara, che gestiva la rete di trafficanti con l’aiuto dei suoi due figli: uno era stato segnalato nel nostro Paese, l’altro in Cirenaica. Con loro almeno altre 10 persone gestivano la filiera del contrabbando di esseri umani.

Fonti in Pakistan hanno confermato l’operazione internazionale, con l’ausilio dell’intelligence italiana e di altri Paesi. Il clan è stato individuato dopo che il 26 febbraio 67 migranti hanno perso la vita al largo delle coste libiche. Alcuni familiari delle vittime, spiega il quotidiano pachistano “The Express Tribune”, quando hanno appreso della tragedia si sono rivolti alla polizia pachistana, che ha fatto scattare l’inchiesta. La tragedia sarebbe avvenuta al largo di Bengasi, in Cirenaica. Alcuni dei corpi sono stati recuperati nei giorni successivi e i superstiti tutti riportati in un campo di prigionia sotto il controllo degli uomini del generale Haftar.

Gli investigatori di Islamabad hanno inizialmente raccolto 15 denunce depositate dai parenti delle vittime. A quel punto quattro team investigativi hanno raggiunto i villaggi nel distretto di Gujrat, nella regione del Punjab dove hanno rintracciato altri congiunti dei migranti. Secondo le testimonianza raccolte, il viaggio era cominciato quattro mesi prima. Attraverso varie tappe il gruppo aveva raggiunto l’Egitto e attraversato il poroso confine con la Libia, dove sono stati condotti in alcuni centri clandestini in Cirenaica. Nella regione costiera della Libia gli uomini di Haftar utilizzano le partenze dei migranti per fare pressione sui governi europei e regolare partite internazionali e faide interne.

Alcuni media pachistani riportano i commenti dell’Agenzia federale di investigazioni che ha confermato di avere chiesto e ottenuto assistenza dalle autorità italiane, mentre è in corso la procedura per l’emissione dei “red notice”, gli avvisi dell’Interpol in campo internazionale per altri sospettati. L’indagine riguarda anche un procedimento per riciclaggio di denaro per il quale è stato disposto il congelamento dei conti dei principali indagati.