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Mozambico, attacco alla comunità comboniana. Uccisa una suora italiana

La comunità comboniana in Mozambico di Chipene, nel nord del Paese, è stata attaccata nella notte tra il 6 e il 7 settembre da un gruppo armato non identificato. Suor Maria De Coppi, 84 enne di origini venete, e nel Paese dal 1963, è stata uccisa da un colpo di pistola, probabilmente mentre usciva dall’ala femminile della parrocchia. Salvi i due sacerdoti fidei donum della diocesi di Concordia-Pordenone. Si tratta di don Loris Vignandel, 45 anni, originario di Corva e già parroco di Chions (Pordenone) e don Lorenzo Barro, che è stato rettore del seminario diocesano della città della Destra Tagliamento. Loro sono riusciti a scappare insieme ad altre due suore e saranno presto raggiunti dal vescovo di Nacala, monsignor Alberto Vera Arèjula.

Il gruppo armato si era già avvicinato alla missione, ma non aveva attraversato il fiume Lurio, confine naturale con la provincia di Cabo Delgado, da mesi teatro delle violenze perpretate da gruppi ribelli. Nella notte, invece lo sconfinamento, con molte delle strutture della missione che sono state bruciate, tra cui le opere parrocchiali, il dormitorio e l’aula di informatica recentemente inaugurata, mentre sono state risparmiate dalle fiamme le stanze dove si erano rifugiati i missionari.

In contatto telefonico con i sacerdoti, in quelle terribili ore, c’era Alex Zappalà, Direttore del centro missionario di Pordenone, da cui provengono i due sopravvissuti, che ai nostri microfoni racconta cosa è accaduto. Da un primo allarme alle 21 di sera, al timore di don Loris poche ore più tardi. “Ci vediamo in paradiso”, aveva scritto mentre ascoltava i primi spari. Poi alle tre di notte l’incendio della missioni, con i due sacerdoti rifugiati in due stanze che non state toccate dagli assalitori e dalle fiamme.

“Le consorelle di suor Maria si sono messe in viaggio per raggiungere Chipene e prelevare il suo corpo per seppellirlo in un’altra missione” dice all’Agenzia Fides monsignor Inacio Saure, arcivescovo di Nampula, di cui la diocesi cui fa riferimento la missione di Chipene, Nacala, è suffraganea. Sull’identità di chi ha perpetrato l’assalto, monsignor Suare afferma che “non siamo sicuri che siano terroristi islamici, anche se è molto probabile che siano stati loro ad assalire la missione”. La reazione della gente – spiega ancora il vescovo-  qui come a Capo Delgado, è fuggire. Non sappiamo – dice- quante persone hanno cercato rifugio nella foresta. “È un dramma terribile e ancora difficile da quantificare.”

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