di Veronica Mangano – Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi” ma come si vive questo comandamento? Per sperimentarlo decido di accettare la proposta di mettermi a servizio giorno 16 marzo 2023 insieme ad altri giovani di varie realtà del Movimento Giovanile Salesiano di Messina.
Fra Giuseppe, che abitualmente si mette a servizio dei senzatetto, nel pomeriggio parla ai noi giovani e dice: “Non sono i senzatetto ad avere bisogno di noi ma siamo noi ad avere bisogno di loro“, ascolto la frase ma non la comprendo. Cucino insieme a giovani di varie realtà, con i quali mi trovo in sintonia pur non conoscendoli ma l’obiettivo era unico: servire! Come ci ha detto inoltre fra Giuseppe, noi non siamo volontari ma servi e come ci insegna Gesù: servire è regnare.
Confesso il timore, l’ansia, la paura che assaliva ognuno di noi nella macchina ma la certezza era una, ovvero che Dio ci avrebbe guidato, mossi dallo Spirito Santo. Usando una metafora per descrivere la mia esperienza dico che ho fatto un vero e proprio bagno di umiltà perché servendo i pasti che avevamo cucinato ho sperimentato la gratitudine vera e propria: da ogni persona, della Casa di Vincenzo, (centro di accoglienza) mi sentivo dire “grazie” accompagnato da un sorriso sincero; sembra scontato, ma quando mi capita di servire i familiari a casa, nessuno (o quasi) mi dice grazie, e, se avviene, è per pura cortesia.
Possiamo chiamarli barboni, senzatetto, ciascuno con la propria storia, così lontani dal nostro mondo eppure così vicini: sono coloro che hanno il potere di non condannarci all’immobilismo ma di metterci le ali ai piedi. La mia esperienza di servizio mi ha fatto aprire quel sipario di indifferenza dietro il quale spesso ci proteggiamo. Abbiamo vissuto un semplice momento di condivisione della cena e di fraternità, una piena condivisione con persone normalissime come ciascuno di noi, ognuno con la propria storia. La cosa che ha colpito di più alcuni di noi è stata la loro accoglienza, non avevano alcun pregiudizio, non hanno alzato nessuna barriera anzi ci hanno accolto nella loro famiglia, perché sì, vivono come una grande famiglia e questo era testimoniato dalla presenza di un bambino piccolo che passava dalle braccia di una persona ad un’altra in un clima di gioia e condivisione.
Ognuno di noi ha avuto un incontro con Gesù nella persona con la quale ha condiviso quella serata, io non dimenticherò mai lo sguardo e le lacrime di quella signora che si è confidata con me: il nostro incontro ovviamente non è stato casuale, ma una Dio-incidenza perché entrambe condividiamo la perdita di uno dei genitori e questo dialogo ci ha fatto forza a vicenda. Sono persone che quotidianamente lottano per conquistare un posto al coperto e un pasto caldo, ma lo sappiamo tutti, e nonostante ciò continuiamo a dare per scontato ciò che abbiamo, non solo ciò che è materiale ma anche la presenza di una persona, il proprio tempo, il proprio amore. Viviamo in una società consumistica, cannibalesca, divora e digerisce tutto, anche le nostre emozioni e indignazioni. Una società sempre più allo sfascio, povera di valori, eticamente vuota e la paura dell’altro si radica dentro noi, ci incattivisce, ci rende indifferenti.
Alla fine di questa arricchente esperienza ho finalmente compreso le parole che nel pomeriggio aveva pronunciato fra Giuseppe. La sfida è lottare contro la paura, l’indifferenza, aprire nuovi orizzonti, riscoprire la vita lasciandoci affascinare dal gratuito, vi invito e mi invito a smetterla di pretendere sempre di più, di lamentarci per ogni cosa, di dare tutto per scontato, e rendiamoci semplici ed umili come nostra madre Maria.
(Fonte mgssicilia.com)