Di seguito le parole dell’omelia pronunciata da Mons. Salvatore Gristina nella messa di saluto celebrata ieri nella Cattedrale di Catania:
“Sorelle e Fratelli nel Signore,
Venerati fratelli Vescovi, Presbiteri e Diaconi,
Distinte Autorità,
Nel pomeriggio del 6 agosto 2002 iniziavo in questa chiesa Cattedrale il ministero di vescovo di Catania. Questa sera, 15 febbraio 2022, con la Celebrazione Eucaristica cui stiamo partecipando,
L’inizio e la conclusione sono caratterizzati dalla presenza della Comunità, del popolo Santo di Dio. Questa sera, tale significativa presenza è costituita da voi, carissimi amici qui presenti fisicamente o collegati tramite i media e che ho appena salutato con i titoli più nobili: fratelli e sorelle nel Signore; fratelli nella partecipazione al sacramento dell’Ordine sacro; persone che vi distinguete per il servizio che svolgete nella Comunità civile.
Grazie di cuore per la vostra presenza o per il vostro collegamento come testimonianza di affetto e di preghiera di cui ho tanto bisogno in questa circostanza e che, sono certo, non mancherà. Anche a nome della Comunità diocesana, sottolineo, in particolare, la bella manifestazione di comunione fra le Chiese che la vostra partecipazione, carissimi fratelli vescovi, testimonia egregiamente ed esemplarmente.
Inoltre, la presenza dei miei familiari e di un gruppo di compaesani Sciaresi mi fa rivolgere un pensiero affettuoso ai miei genitori e a tutte le persone cui devo tanta gratitudine per il bene da loro ricevuto negli anni ormai lontani della mia crescita.
La conclusione di questa sera è intimamente legata al già accennato momento iniziale del 6 agosto 2002. Tale legame mi ha spinto a rileggere i documenti della nomina e del mio arrivo qui a Catania, ai quali, mi sia permesso farne adesso un breve accenno.
Ho riletto il testo dell’allora Nunzio Apostolico in Italia, il qui presente e carissimo Card. Paolo Romeo, il quale certamente ricorderà la forte sorpresa che suscitò in me la notizia della nomina ad Arcivescovo di Catania. Una sorpresa che divenne trepidazione e fiducia nella lettera al Santo Padre Giovanni Paolo II per ringraziarLo e per gliederGli una speciale benedizione.
Ho pure riletto il messaggio che indirizzai all’Arcidiocesi e che affidavo a S.E. Monsignor Luigi Bommarito, e quello che rivolgevo ai presbiteri pochi giorni dopo. L’omelia del 6 agosto per l’inizio del ministero nella festa della Trasfigurazione del Signore, sintetizzava lo stato d’animo vissuto in quei giorni.
Vi confido che la lettura di tali testi ha suscitato in me un commosso grazie al Signore per aver fatto sorgere allora in me tanti buoni sentimenti e generosi propositi. Comprenderete pure facilmente perché l’atto penitenziale di questa liturgia è stato per me particolarmente salutare. Infatti, con grande umiltà mi affido all’amore misericordioso del Padre invocando un largo e generoso perdono per le mie incorrispondenze al Suo amore e per le infedeltà nello svolgimento del compito ricevuto.
Avvolto e consolato dalla misericordia del Padre, posso e devo chiedere perdono anche a voi, sorelle e fratelli, per tutto ciò che nel mio comportamento non è stato autentica manifestazione di amore, di stima e di ogni altro buon sentimento nei vostri riguardi.
Dal 6 agosto 2002 ho avuto la grazia e la responsabilità di essere qualificato come vescovo di questa Santa Chiesa. In uno dei suddetti testi avevo descritto la missione che intraprendevo con le immagini dell’incontro e del cammino: “Verrò presso di voi, incontrerò le sorelle e i fratelli che formano codesta eletta comunità e mi metterò in cammino con tutti”.
Ringraziamo il Signore, il quale provvidenzialmente dispone che l’avvicendamento nel governo pastorale di questa arcidiocesi avvenga nella particolare stagione ecclesiale di cammino sinodale verso una più intensa comunione, una più convinta e generosa partecipazione e, quindi, una più esemplare missionarietà.
La Visita pastorale ha pure permesso e favorito una maggiore reciproca conoscenza tra la Comunità diocesana e il proprio vescovo. Quante splendide memorie nei nostri cuori, sorelle e fratelli
carissimi: ne sia lodato il Datore di ogni bene, al Quale chiediamo che il ricordo resti forte stimolo per realizzare ancor di più e meglio i buoni propositi formulati durante e dopo la Visita.
Vi sarò grato, carissimi nel Signore, se mi ricorderete con i buoni sentimenti che hanno concluso i nostri incontri nelle parrocchie e nei Vicariati. Io pregherò sempre affinché la gioia di quegli incontri accompagni la vita e l’azione della nostra Comunità diocesana in tutte le sue articolazioni. Essa, la nostra amata Chiesa di Catania, in questi anni, come sempre nella sua storia, ha ricevuto tanti di quei buoni regali e doni perfetti di cui parla Giacomo nella prima lettura di questa Messa (1, 12-18). Ne dobbiamo essere ben consapevoli con grata memoria, altrimenti meriteremmo i rimproveri che Gesù, come abbiamo ascoltato nella pagina del Vangelo di Marco (8, 14- 21) rivolgeva ai suoi discepoli. Essi erano preoccupati per la mancanza di pane e non riuscivano a comprendere l’ammonizione del Maestro di evitare il comportamento dei farisei e di Erode. Rinchiusi nella preoccupazione del presente, non ricordavano gli interventi di Gesù che aveva sfamato in modo sovrabbondante le folle che lo seguivano.
E’ vero, fratelli e sorelle, che pure noi non abbiamo sempre sperimentato la beatitudine di aver resistito a tali tentazioni. Queste, invece, talvolta hanno avuto il sopravvento in noi. Dalla nostra sconfitta sono sorti frutti amari per noi stessi, per la Chiesa e per la comunità civile di cui facciamo parte. E’ pure vero che altre volte il nostro cuore si è indurito perché refrattario all’azione dello Spirito che fa nuove tutte le cose. Per questo all’inizio della celebrazione abbiamo umilmente implorato la misericordia del Padre per tutti i peccati in pensieri, parole, opere ed omissioni da noi compiuti soprattutto nei riguardi delle persone che, sull’esempio di Gesù, avremmo dovuto e dobbiamo attenzionare con amore preferenziale.
Per me vescovo a conclusione del mio servizio, è particolarmente gradito e doveroso rivolgere un vivo ringraziamento ai fratelli e alle sorelle che operano con generosità in questa Comunità diocesana e rendono facilmente leggibile il suo volto ministeriale e missionario.
Desidero farlo, in modo speciale nei vostri riguardi, carissimi fratelli presbiteri e diaconi permanenti, primi fra i tanti collaboratori di cui il Signore mi ha fatto dono in questi anni di ministero qui a Catania. Grazie di cuore per la generosa risposta a Gesù che ci chiama a continuare, guidati dallo stesso Spirito Santo che era in Lui, l’annunzio e la celebrazione dell’amore del Padre per tutti, nessuno escluso. La nostra operosità di ministri ordinati è stata sempre sostenuta dalla preghiera delle Sorelle di Clausura che vivono nei quattro Monasteri che ho potuto visitare anche in questi ultimi giorni e che ringrazio di vero cuore per la loro testimonianza.
Altrettanto prezioso è il sostegno che riceviamo dalle persone ammalate che associano le loro sofferenze alla Passione redentrice di Gesù. Abbiamo sperimentato, carissimi presbiteri e diaconi, la gioia di lavorare nella Vigna del Signore insieme alle Persone di Vita consacrata e agli operatori pastorali laici e laiche. Il grande numero dei filari della vigna che è la Chiesa di Catania ci invita a ringraziare il Signore per l’impagabile onore che ci ha concesso di potervi lavorare con i doni da Lui ricevuti e da noi valorizzati come abbiamo potuto.
Il cammino compiuto in questi anni mi ha fatto incontrare un numero veramente rilevante di Autorità civili, militari, giudiziarie, amministrative a vario livello. Il 6 agosto 2022 le invitavo a primeggiare nella gara del servizio.
La Chiesa, attraverso il multiforme esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale, come pure le tante persone impegnate nel volontariato, sono liete di associarsi a quanto può contribuire a renderci tutti fratelli e custodi attenti e volenterosi della casa comune.
Questo speciale riferimento ai sacerdoti, ai diaconi e alla Autorità mi permette di raggiungere tutti i figli e le figlie di Dio che vivono nel nostro territorio. Voi, sorelle e fratelli, siete, infatti, la ragione e i destinatari del nostro servizio di responsabili religiosi e civili.
In questa Santa Messa vi tengo tutti presenti per presentarvi al Signore con le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce che hanno caratterizzato particolarmente il tempo della pandemia da cui, al più presto, speriamo di uscire completamente. Nella preghiera continuerò ad essere vicino a tutti e particolarmente alle persone che hanno più bisogno di percepire l’amore del Padre anche tramite la mia vicinanza umana e sacerdotale. Per questo ho scelto di restare qui a Catania e così avrò la gioia di restare compagno di viaggio nel cammino della nostra Chiesa.
Potrò anche associarmi all’esultanza dei devoti quando avranno la gioia di poter rivedere di presenza il busto reliquiario di Sant’Agata.
Il Signore, la Madonna e Sant’Agata leggono nel mio cuore i motivi per cui adesso faccio mie le espressioni di Paolo nella Lettera agli Efesini (3, 20- 21).
“A Colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, a Lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.”
Ci conceda il Signore la grazia di poterci sempre rivolgere a Lui con questi sentimenti”.