Il 29 settembre scorso, nella festa dei santi arcangeli, sedicesimo anniversario della sua scomparsa, mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, originario di San Cataldo (CL), il cui corpo riposa nella Chiesa Madre della sua città, è stato ricordato con una solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da mons. Antonio Staglianò, vescovo emerito e amministratore apostolico di Noto, recentemente nominato Presidente della Pontificia Accademia di Teologia in Vaticano.
Mons. Naro fu nominato arcivescovo di Monreale dal papa san Giovanni Paolo II il 18 ottobre 2002 e il 14 dicembre dello stesso anno fu consacrato vescovo. Rimase a Monreale fino al 29 settembre 2006, quando morì improvvisamente.
Mons. Staglianò, durante la sua omelia ha sottolineato come il Vescovo Cataldo Naro, maestro sapiente e pastore profetico, si sia ispirato al Concilio Vaticano II nell’esercizio del suo ministero episcopale e pastorale, nella sua azione culturale e sforzo intellettuale, nonchè nel suo magistero spirituale svolto in molteplici modalità e in differenti contesti, sia a livello locale che nazionale, ecclesiale e civile. Il Presidente della Pontificia Accademia di Teologia ha ricordato che “una delle piste di lavoro che Cataldo Naro seguiva era quella della spiritualità, di un cattolicesimo popolare e anche quella della devozione popolare” che deve convertirsi in spiritualità, cioè nella vita dello spirito, in ogni credente e comunità ecclesiale, intesa come popolo di Dio che è soggetto e non solo oggetto della riflessione ecclesiale e attraverso l’ascolto della Parola incarnata nella propria vita, la partecipazione alla vita della Chiesa e l’imitazione dei santi”.
“Il travaglio del Progetto culturale della Chiesa italiana, di cui mons. Cataldo Naro, fu consulente teologo – come ha affermato mons. Staglianò – consisteva nel tentativo di capire e come spiegare e con quale linguaggio poter rinnovare la comunicazione della fede e del Vangelo e il grande tema della cosiddetta inculturazione del Vangelo rispetto al quale è stato maestro, non soltanto con le sue parole, con i documenti che egli ha scritto per la Conferenza Episcopale italiana ma soprattutto anche con i suoi scritti, con le sue pubblicazioni del Centro studi Cammarata. E’ stato ed è ancora un punto di riferimento paradigmatico per tanti intellettuali sia storici, sia teologi, soprattutto teologi spirituali”.
Onorare e fare memoria di mons. Cataldo Naro, significa entrare in quel processo educativo per il quale lui ha donato la sua vita, perchè il cattolicesimo diventi sempre più cristiano e si spogli dalla convenzionalità e dall’abitudinarietà.
Mons. Staglianò ha ricordato come Mons. Naro “realizzava nella sua vita di pastore, di teologo, di storico e di vescovo una misura alta e perfetta di umanità, il suo tratto dolce, amabile, tenero, paterno che fa trasparire quant’è bello il volto santo di Dio che è solo e sempre amore che rivela l’unico e vero suo volto pienamente umano in Gesù”.
In conclusione mons. Staglianò ha espresso l’augurio che mentre ci impegniamo a ricordare mons. Naro, padre, fratello e amico, seguiamo Cristo per far si che le nostre comunità tornino ad essere luoghi santi di educazione all’umanità bella e buona di Gesù Cristo, altresì ha espresso il desiderio di ritornare a rileggere tanti suoi scritti e ripensare la missione di inculturazione della fede e di evangelizzazione maturate nel Progetto culturale della Chiesa italiana.
(fonte Diocesi di Noto – Daniele Maria)