• 22 Novembre 2024 9:21

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Don Ciro Lo Cicero

II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

Letture: At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11.12-13.17-19; Gv 20,19-31

La liturgia di questa domenica ci fa rivivere la gioia ineffabile della Pasqua del Signore. Il racconto delle apparizioni presenta fatti e segni di particolare importanza, che denotano la nuova condizione divina e gloriosa assunta da Cristo dopo la Risurrezione.

Nella prima parte, Gesù, entrato “a porte chiuse” nel luogo dove erano radunati gli apostoli, si affretta a offrire ad essi i frutti preziosi della Pasqua: la pace, lo Spirito, il perdono… e la Chiesa ne diventa erede e depositaria di tutti i beni della Risurrezione di Gesù e, di conseguenza, strumento di salvezza per l’umanità.

Nella seconda parte del Vangelo, leggiamo l’episodio dell’apostolo Tommaso. Questi non era presente alla prima apparizione del Risorto ai suoi. Al racconto degli altri apostoli, Tommaso protesta di non voler credere fin quando non vedrà e toccherà le ferite dei chiodi e del costato di Gesù. E Gesù esaudisce il suo desiderio.

«Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». E’ la nuova “Beatitudine” proclamata dal Risorto per i credenti di tutti i tempi.

Quanti non hanno la possibilità di “vederlo” fisicamente non sono meno fortunati degli apostoli: per tutti è disponibile la Parola che rende accessibile il cammino verso Dio, fino a proclamare con verità le parole di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

Ciò che gli occhi non vedono può essere realmente percepito da un cuore aperto all’amore di Dio.

Al centro della stanza sta Gesù con le sue ferite. Esse sono il segno dell’amore del pastore che si offre senza misura e dell’amore del Padre che dà il suo Figlio. Sono il segno che Dio offre alla nostra debolezza per conquistarci e attirarci a sé. Non dobbiamo pertanto andare a cercare altrove, ma orientare la nostra vita verso la contemplazione di quell’amore ferito di Dio per accoglierlo e farlo nostro, nella gioia e nella pace.

E questa ricerca non può compiersi che nella comunità cristiana. La comunità, nata dalla Pasqua, è il luogo privilegiato in cui trovare tutto quanto è necessario per entrare in comunione con il Risorto.