Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore
XXXII domenica del Tempo Ordinario
Letture: 1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44
Non ha un nome la vedova in questione, non ha titoli eppure come Bartimeo oggi ci da una grande insegnamento. Chi è il discepolo da seguire? Forse il giovane ricco che più che possedere è posseduto, o forse Giacomo e Giovanni che seguono Gesù per la gloria? Gli scribi forse?
Quanto è attuale ciò che dice Gesù di loro: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.
Si lotta per il primo posto, si fa a spintoni anche nel mondo ecclesiale per avere ruoli e posti di prestigio. Che poi vorrei davvero sapere qual è il prestigio di essere monsignore o parroco, o piuttosto capo catechista o ministro di qualsiasi ordine o presidente di qualsiasi associazione. “tra voi non sia così” ci ha ricordato Gesù qualche domenica fa.
Oggi più che mai in ogni campo in ogni ambito, l’uomo è alla ricerca del successo, del consenso a suon di strette di mano e di selfie, magari sfruttando anche la semplicità della fede degli altri, magari servendoli per poi servirsi.
“Divorano le case delle vedove”. Qui ci sarebbe tantissimo da dire: appalti truccati, finanziamenti per i poveri spesi senza nessuna trasparenza e gestiti per i propri tornaconti, tagli alla sanità e se un povero ha bisogno di una visita praticamente può morire. Tagli alla scuola, stipendi più basi… mentre non mancano i finanziamenti per le armi…
Oggi questa vedova che non ha studiato teologia, ma ha la sapienza del cuore, ci insegna la totalità del dono: mette il cuore in quello che fa. Dona se stessa, senza nessun scopo, sapendo che non avrà un ritorno dal suo essere generosa, se non la ricompensa di Dio che guarda gli umili e i poveri.
Nella vita ho imparato non a cecare le persone sante ma quelle generose. Come dice Ermes Rochi la generosità è lo stigma di Dio. Affidiamo la nostra vita ai generosi, andiamo a scuola da loro, e non dagli scribi pii e devoti, perché “non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei Cieli”.
L’offerta degli scribi fa rumore, mentre quella della vedova che nessuno nota tranne Gesù, è silenziosa ma è quella che in realtà fa più rumore perché è datata dall’amore e chi ama si dona. Dona il proprio tempo, il suo sorriso… la sua vita gratuitamente.
Non hai nulla, non possiedi niente? Dona te stesso con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le tue forze. Questa donna l’ha fatto, ha ascoltato il cuore e ha dato più di tutti. “Le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative. Conta quanto cuore c’è dentro, quanto peso di lacrime e quanta fede” (Ronchi)
Forse riceverai pesci in faccia, ma non importa tu continua a seminare il bene.
- Al tramonto della nostra esistenza terrena ci sarà chiesto: che cosa hai dato alla vita?
- Hai dato molto o poco alle vite che ti erano affidate?
- Hai dato generosamente quello che avevi: tempo, affetti, luce, i motivi che ti fanno vivere e gioire, o hai semplicemente riempito i vuoti ricercando nel il successo e i primi posti?
Vi lascio con una frase di Papa Francesco “Cristo, speranza per i poveri, vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno”
Buona domenica!