di Rachele Geraci – Cosa spinge una donna in carriera, appagata dagli affetti familiari e dalle amicizie a vivere per tutta la vita la verginità consacrandosi a Cristo? Una scelta apparentemente anacronistica e per questo straordinaria, se contestualizzata nella quotidianità dell’ordinario. Come quella di Angela Marino, 50enne originaria di Reggio Calabria ma messinese di adozione, consacrata nell’Ordo Virginum dall’arcivescovo Giovanni Accolla nella chiesa parrocchiale di Ganzirri. E’ qui che Angela, associata di fisiologia al dipartimento Unime Chibiofarm di Papardo, approda – dopo anni di pendolarismo – nel 2009, lo stesso anno d’inizio del mandato pastorale di don Antonello Angemi, abile nell’intercettare quel germe di vocazione non nuovo in famiglia (il fratello della mamma di Angela, Giuseppe Romano, era stato parroco a Ritiro) che si sarebbe sviluppato solo nel 2020, durante la pandemia. Angela inizia a frequentare la parrocchia di san Nicola spinta da alcuni colleghi, benchè anche a Pellaro fosse ben inserita nella comunità di origine (Santa Maria del Lume), tra le fila dell’Azione cattolica diocesana dalla quale ha imparato “l’apertura all’ecclesialità”. Un cammino di fede in sordina il suo – preceduto da esperienze sentimentali non compiute nella famiglia che tanto desiderava e da un’esperienza professionale negli Stati Uniti – nato dalla vicinanza con il padre spirituale don Antonino Sgrò, direttore dell’Istituto teologico di Reggio. Fu lui a parlarle per la prima volta dell’Ordo Virginum, una condizione di speciale consacrazione sostenuta anche dall’ex attrice Claudia Koll, diversa dalle forme di vita religiosa in seno a congregazioni o istituti, senza segni distintivi esteriori e radicata nei vari contesti familiare, lavorativo, parrocchiale
Era il 25 aprile 2020 in pieno lockdown, Angela era solita partecipare ogni sera a degli incontri di preghiera in remoto promossi dai padri francescani: “Rimasi folgorata dal Vangelo dei discepoli di Emmaus e dopo un lungo momento di buio percepii quella sera una presenza liberante; era il Signore che mi chiedeva se volessi che lui restasse con me. Da quel giorno cominciai a vedere tutto sotto un’altra luce”. “Come l’acqua nel sale, non lo vedi ma c’è, così la vergine consacrata è sposa di Cristo nel mondo e per il mondo” spiega Angela, visibilmente commossa durante il suggestivo rito al quale è stata accompagnata da Patrizia Catanese e Amalia Giglio, prime due consacrate a Messina nel 2015 e dalla madrina, Teresa Staiti. Insieme a loro, guidate dal delegato arcivescovile fra Tonino Bono, una rappresentanza delle consacrate delle varie diocesi siciliane e dell’arcidiocesi di Reggio Calabria Bova, i familiari, i colleghi universitari e gli allievi, gli amici della parrocchia nella quale Angela ormai opera attivamente. La consegna dell’anello e del libro della Liturgia delle ore da parte dell’arcivescovo è stata preceduta dalla cosiddetta “rinnovazione del proposito di castità perfetta” e dalla prostrazione a terra durante la recita delle litanie. A quanti pensano che questa esperienza di vita sia una fuga da mondo Angela risponde che, al contrario, si tratta della possibilità di guardare la vita da un’altra prospettiva: “La condizione di consacrate laiche connotate dal dono della verginità e dall’identità della fede, ci permette appartenere a Cristo anima e corpo. La vita continuerà a essere la stessa con una specifica in più, il dono della mia persona là dove il Signore la chiama”.
Una modalità altra dunque “di essere donna, vivendo la castità come capacità di entrare in piena relazione con gli altri”, ha spiegato Angela. Le consacrate dell’Ordo Virginum sono riunite in una rete nazionale – detta Collegamento (che dialoga con la Conferenza episcopale italiana) – e una regionale (sono 75 in tutta la Sicilia) allo scopo di creare, mantenere e rafforzare rapporti di sorellanza, condivisione del cammino, sostegno e preghiera.
(Fonte e foto: gazzettadelsud.it – Rachele Geraci)