• 22 Novembre 2024 1:34

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Messina. Inaugurazione dell’anno giudiziario ecclesiastico

Con la messa celebrata nella chiesa di San Giuseppe a Palazzo si è inaugurato l’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico metropolitano: è stato l’arcivescovo Giovanni Accolla, in qualità di moderatore dell’attività giudiziaria diocesana a presiedere il rito, alla presenza del vicario giudiziale mons. Antonio Sofia e degli altri membri dell’organico (giudici, cancelleria, notai, avvocati, difensori del vincolo, periti e membri della commissione pregiudiziale).

“Se un giudice non prega o non può pregare, meglio che vada a fare un altro mestiere”: richiamando le parole pronunciate da Papa Francesco in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Rota romana nel corso del quale è stato detto chiaramente che “quanto si svolge nel tribunale ecclesiastico è attività di chiesa e di religione e pertanto la preghiera del giudice è essenziale al suo compito”, mons. Accolla ha ribadito la responsabilità di questa attività, da lui stesso definita “ministeriale più che professionale”. L’arcivescovo ha voluto rilanciare “la dimensione pastorale e il servizio reso a quanti, nel contesto matrimoniale, hanno ricevuto e portano dentro un disagio che spesso diventa ferita”.

L’inaugurazione è un momento di ripartenza e bilancio rispetto all’attività svolta, resa nota al termine della celebrazione. Sono 24 le cause per processo ordinario introdotte nel 2023 e 3 per processo breve, che si aggiungono alle 38 ordinarie e 5 con processo breve pendenti dall’anno precedente, mentre sono state 28 quelle definite nel 2023, 22 ordinarie e 6 con processo breve. Oltre alla conclusione dell’iter di una causa “super rato et non consumato” (il matrimonio tra battezzati non consumato, non seguito cioè dall’atto per sé idoneo alla procreazione), al 31 dicembre 2023 restano 40 cause pendenti ordinarie e 2 brevi. Nessun processo penale è stato trattato e due sentenze ordinarie sono andate in appello. Le cause di nullità matrimoniale introdotte al Tem sono “il segno della fecondità apostolica della chiesa messinese nel contesto socio spirituale di oggi” ha detto mons. Sofia, spiegando che una persona che si sposa in chiesa e conserva la voglia di avere chiarezza ecclesiastica sulla sua vicenda matrimoniale fallita, è il segno della consapevolezza di una scelta fatta all’interno di un sistema di valori che nasce e trova fondamento nella fede”.

Un dato, quello canonico del Tem, ha aggiunto il vicario giudiziale, “segno che la presenza del Vangelo e della Chiesa è profondamente radicata nella coscienza morale e civile del popolo; esso tende ai valori soprannaturali e non ha perso l’orientamento cristiano della vita grazie all’opera costante di evangelizzazione e culto svolta dai parroci”.