Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario
Letture: Os 8,4-7.11-13; Sal 113B; Mt 9,32-38
Riflessione biblica
“Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità” (Mt 9,32-38). Un’evangelizzazione a tutto campo: il Vangelo va predicato ovunque, in città e villaggi, per rendere presente l’azione salvifica di Dio per la salvezza di tutti gli uomini. E la missione itinerante di Gesù è il vero modello della “Chiesa in uscita”: “Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada” (Papa Francesco, EG 127-128). Essa ha tre momenti: insegnare, annunciare, guarire. Insegnare: la parola di Gesù è un pascolo di verità, di sapienza e di ristoro per le nostre menti e i nostri cuori. E “le sue parole sono spirito e vita” (Gv 6,63), comunicano lo Spirito che è vita e conduce alla vita eterna (Gv 3,34; 14,17). Annunciare: l’annuncio del Vangelo è l’invito a cambiare la propria mente e il proprio cuore, a praticare una giustizia superiore (Mt 5,20), quella dell’amore a Dio e al prossimo (Mt 5,43-45), che conduce alla santità della vita, cioè ad “essere perfetti, com’è perfetto il Padre nostro che è nei cieli” (Mt 5,48). Chi ascolta l’annuncio di Gesù e lo mette in pratica “è un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24), su Gesù, fondamento del nostro vivere è agire. Guarire: non è questione di compiere miracoli: “solo Dio compie i miracoli”, ma di produrre “il frutto dello Spirito, l’amore” (Gal 5,22), perché solo l’amore sana le ferite del corpo e dello spirito. Non basta la testimonianza della parola, c’è bisogno della testimonianza dell’amore, che guarisce le ferite della mente e del cuore, porta luce al mondo avvolto nelle tenebre della menzogna e dell’ingiustizia e dà forza e coraggio ai dubbiosi e agli afflitti di cuore. Operiamo nella messe del Signore con coraggio, purezza di cuore e in santità di vita.
Lettura esistenziale
“Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»” (Mt 9, 37). “Noi interpretiamo subito queste parole come un invito a pregare per le vocazioni sacerdotali. Ma l’invito di Gesù dice molto di più: è offrirmi a Dio perché mandi me come operaio della compassione, mandi me come lavoratore della pietà, mandi me con un cuore di carne a mangiare pane di pianto con chi piange, a bere il calice di sofferenza con chi soffre, a lottare contro il male. Mandi me, con mani che sanno sorreggere e accarezzare, asciugare lacrime e trasmettere forza, e dire così Dio. La messe è abbondante. Lo sguardo positivo del Signore sorprende ancora il nostro pessimismo: «la messe è scarsa, le chiese semivuote». Lui vede altro: molto grano che cresce e matura, vede che il seme è buono, il terreno e la stagione e l’uomo sono buoni; la storia sale ” positiva ” verso un’estate profumata di frutti. Dio guarda e vede che ogni cuore è una zolla di terra ancora atta a dare vita ai suoi semi divini che in noi crescono, dolcemente e tenacemente, come il grano che matura nel sole” (Ermes Ronchi).