Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione.
Venerdi della VII settimana di Pasqua
Letture: At 25,13-21; Sal 102; Gv 21,15-19
Riflessione biblica
“Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene. Gli rispose Gesù: Pasci le mie pecore”. Quanta misericordia, in queste parole! Gesù instaura un dialogo di affetto con Pietro, ma anche di impegno interiore ed esteriore, che porterà l’apostolo a “seguire” Gesù fino alla donazione di tutto se stesso. “Signore, tu conosci tutto”: in un lampo, Pietro ha rivisto la sua relazione con Gesù, con i suoi slanci e contraddizioni, fino al tradimento.
“Tu sai che ti voglio bene”: siamo fragili, per questo la nostra fede si aggrappa a colui che amiamo con tutto il cuore, perché “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,5). E perché sappiamo che egli ci ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2Cor 12,9).
“Pasci le mie pecore”: nonostante le sue fragilità, Gesù gli affidò due mandati apostolici. Il primo, generale: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,19); il secondo particolare: “Pasci le mie pecore” (Gv 21,17). E Pietro sentì sempre dentro di sé le parole di Gesù: “Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,31-32). È vero: grande è la misericordia di Dio e di Gesù, da peccatori ci rende testimoni del suo amore.
Lettura esistenziale
Ripensarci, interrogarci e scorgere quelle resistenze che non lasciano fluire liberamente, in noi e tra noi, l’amore, sono grandi benedizioni, che aprono un mondo di sincera autenticità, di coraggio, nel volere sciogliere quei nodi che accorciano la gioia di un cammino, nella straordinaria condizione di figli di Dio. Ci sforziamo di essere perfetti, di migliorare le capacità, ci torturiamo con infiniti sentimenti di colpa, ci condanniamo, ma in realtà Gesù ci chiede solo di amare con cuore puro, di fidarci di lui, di abbandonare condizionamenti ed aspettative, dettate dalla società, dalla cultura, e di immetterci nel grande circuito dell’amore che da lui va a tutte le sue pecore, nostri fratelli, e torna a lui, perché l’amore in Gesù è universale, è una condizione interiore che vive e cresce nella relazione, nel servizio, nell’autenticità.
Gesù ama cosi, si avvicina proprio a Pietro, non giudica i rinnegamenti, guarda al cuore e le sue domande ripetute, superano quei sentimenti di colpa fino a raggiungere le emozioni profonde, quel dolore che viene da un cuore ferito dal peccato e proprio lì fa nascere il desiderio di amare di più, non per riparare a un torto, ma per sentire la profonda unione con Gesù, senza ostacoli. Pietro sposta su Gesù quella consapevolezza di amore che invece Gesù desidera da lui, ripete: “Tu lo sai…”. La consapevolezza di essere abitati dall’amore è necessaria in noi , per viverlo pienamente ed esprimerlo, ci rende liberi, aperti al mondo, anche quando non è accolto e siamo rifiutati.
Pietro è stato perdonato, ha conosciuto l’amore più grande, ha la coscienza profonda di vivere di grazia e può condurci al pascolo del perdono, per tenerci tutti uniti come Chiesa , lì dove tutti conosciamo Dio e nasce continuamente l’amore più grande.
Ascoltiamo la voce di Gesù, che a Pietro ed a tutti noi dice: “Seguimi”.