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Lotta alla povertà. Assegno d’inclusione al via, 52mila domande. Pagamento da gennaio

La preoccupazione di associazioni e patronati è legata ancora alla complessità della nuova misura, che non consente tra l’altro di accedervi se non con Spid e conseguente registrazione alla piattaforma SIISL (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa) e successiva sottoscrizione del Patto di attivazione digitale (PAD) del nucleo familiare. Eppure la ministra del Lavoro e Politiche sociali Marina Calderone prova a tranquillizzare con i numeri, a poche ore dal lancio della piattaforma che consente di presentare la domande per l’assegno d’inclusione (Adi). La misura messa in campo dal governo Meloni per superare il Reddito di cittadinanza (Rdc) in poco più di mezza giornata ha raggiunto le 52mila domande, «di cui la maggior parte frutto dell’inserimento diretto da parte di cittadini» sul sito dell’Inps e attraverso i patronati (i Caf entreranno in campo da gennaio), sottolinea la responsabile del dicastero, «questo ha dimostrato che la preoccupazione sulla complessità della procedura era infondata». Anche perché, secondo le stime dell’Inps, al 31 gennaio potrebbero arrivare tutte le domande degli aventi diritto. Le richieste – aggiunge il ministro – sono state per lo più completate del patto di attivazione digitale e questo «è un fatto importante».

Chi inserirà la domanda fino al 31 dicembre, infatti, riceverà, se accolta, l’assegno con decorrenza da gennaio per 18 mesi. Inoltre, Calderone, precisa che non ci sarà lo stop di 30 giorni che era previsto dal Rdc, «per cui gli 81mila nuclei familiari che al 31 dicembre 2023 cesseranno il percepimento del reddito e avranno compiuto i 18 mesi, potranno comunque usufruire dell’Adi a partire da gennaio». E soprattutto conferma di non essere convinta dell’analisi fatta da Banca d’Italia, che stima in una stretta di percettori vicini a 900mila. La platea dell’Adi «è la stessa» del Rdc, assicura la ministro.

La nuova prestazione economica è rivolta ai nuclei familiari che includono almeno una persona disabile, minori, over 60 o in condizioni di svantaggio. Stando alle prime stime dell’Inps, la misura riguarda oltre 737mila nuclei familiari. «Con l’assegno di inclusione abbiamo messo in sicurezza chi ha più bisogno di essere protetta, i più fragili tra i fragili. Il Reddito di cittadinanza – spiega la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci – era una misura che disegnava un umiliante assistenzialismo e trattava tutti in maniera uguale».

Tuttavia la novità lascia perplesse soprattutto le associazioni e il mondo sindacale. Le Caritas sono pronte ad «accompagnare i poveri nell’accesso» al nuovo assegno, «anche se la preoccupazione è che qualcuno rimanga escluso e che non possa essere aiutato nell’avere quanto gli è necessario per vivere», spiega don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, aggiungendo di voler monitorare la misura e di essere comunque «pronti a costruire e a fare bene la nostra parte». Più netto il giudizio delle Acli. «L’assegno di inclusione rappresenta un passo indietro nel contrasto alla povertà», dice il presidente nazionale, Emiliano Manfredonia, per cui «l’Adi, secondo l’analisi fornita dall’Ufficio parlamentare di bilancio, porterebbe alla diminuzione delle risorse di circa 2 miliardi e il 58% delle famiglie che percepivano il Rdc, pari a circa 800mila persone, resteranno senza alcun sostegno economico». Per la Uil, infine, «permangono le preoccupazioni» soprattutto sui tempi di pagamento della misura.

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