Comento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario
Letture: 1Cor 2,1-5; Sal 118; Lc 4,16-30
Riflessione biblica
“Lo Spirito del Signore è su di me” (Lc 4,16-30). È il “discorso programmatico” di Gesù a Nazaret: l’inizio della sua missione di salvezza e di grazia. Egli agisce nella forza dello Spirito: “Discese su di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,22). È la consacrazione messianica di Gesù, che lo abilita alla missione di evangelizzare i poveri: “si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9), di proclamare la liberazione ai prigionieri e agli oppressi: “imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,29), di curare gli afflitti e di proclamare l’anno di grazia del Signore: “Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20). In Gesù, per la potenza vivificante dello Spirito, l’“oggi di Dio” fa irruzione nella nostra storia: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, e ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5); le attese messianiche trovano il loro compimento: “In Cristo Gesù la benedizione di Abramo è realtà per i pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito” (Gal 3,14); l’anno di grazia ha inizio: “Dalla pienezza di Gesù noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Gv 1,16). In Gesù, la salvezza è in atto, il Regno di Dio è offerto a tutti coloro che lo accettano nella fede. Nessuno è escluso: tutti giudei e pagani, ricchi e poveri, liberi e schiavi, nel Cristo Gesù abbiamo trovato misericordia: “Un tempo eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora avete ottenuto misericordia” (1Pt 2,10).
Lettura esistenziale
“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4, 21). Gesù rivolge alla gente, nella sinagoga, parole che suonano come una provocazione. Cita due miracoli compiuti dai grandi profeti Elia ed Eliseo in favore di persone non israelite, per dimostrare che a volte c’è più fede al di fuori d’Israele. A quel punto la reazione è unanime: tutti si alzano e lo cacciano fuori, e cercano persino di buttarlo giù da un precipizio, ma Egli, con calma sovrana, passa in mezzo alla gente inferocita e se ne va. A questo punto viene spontaneo chiedersi: come mai Gesù ha voluto provocare questa rottura? All’inizio la gente era ammirata di lui, e forse avrebbe potuto ottenere un certo consenso. Ma proprio questo è il punto: Gesù non è venuto per cercare il consenso degli uomini, ma – come dirà alla fine a Pilato – per «dare testimonianza alla verità» (Gv 18, 37). Il vero profeta non obbedisce ad altri che a Dio e si mette al servizio della verità, pronto a pagare di persona. È vero che Gesù è il profeta dell’amore, ma l’amore ha la sua verità. Anzi, amore e verità sono due nomi della stessa realtà, due nomi di Dio.