Sono più che raddoppiati gli sbarchi di migranti in Italia nei primi sette mesi del 2023. Il numero di stragi in mare è in aumento e Papa Francesco aveva espresso la sua profonda preoccupazione all’Angelus di domenica 13 agosto, quando aveva parlato di “una piaga aperta nella nostra umanità”, sollecitando gli sforzi della politica, della diplomazia, di tutti coloro che operano per prevenire i naufragi e soccorrere i naviganti. Dall’inizio dell’anno, aveva quindi osservato, “già quasi 2000 uomini, donne e bambini sono morti in questo mare cercando di raggiungere l’Europa”.
Una situazione drammatica
“2060 persone lasciate morire nel mare, tra cui bambini, donne e anziani, è una tragedia che sta diventando sempre più un massacro”, indica a Radio Vaticana – Vatican News monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana e della Fondazione Migrantes. “È una situazione drammatica – sottolinea – che crescerà sempre di più, perché l’instabilità di diversi Paesi dell’Africa Subsahariana, a cui si sta aggiungendo anche il Niger, non farà altro che creare ulteriori movimenti e cammini”.
La piaga della nostra umanità
Le vittime così numerose possono essere paragonate a un popolo che viene lasciato morire, sottolinea ancora l’arcivescovo e “questo deve interpellare la nostra coscienza e la nostra responsabilità”. Per Perego non quindi il tempo “di sole parole”, ma piuttosto è il momento “di ripensare a un’operazione di soccorso nel Mediterraneo che interpelli tutta l’Europa”. La definisce una nuova operazione Mare Nostrum, che sia capace di intercettare e salvare le persone. Al tempo stesso, è fondamentale una riforma del sistema di asilo europeo e un piano di cooperazione internazionale nei confronti di tutti i Paesi impegnanti nell’accoglienza. “Questo, però – precisa – richiede molto tempo, nel frattempo c’è assolutamente bisogno che le persone non vengano lasciate morire”.
I problemi dell’accoglienza
La situazione è preoccupante non solamente in mare, ma anche in un secondo momento, dopo gli sbarchi. Per il presidente di Migrantes c’è bisogno di un sistema che possa veramente aiutare le persone a inserirsi nel Paese di arrivo. Sono fondamentali i permessi di protezione umanitaria, grazie ai quali le persone potrebbero mettersi da subito a lavorare e costruirsi così una certa autonomia. “Purtroppo, il sistema di accoglienza in queste ore sta avendo una battuta d’arresto – sottolinea ancora Perego – perché molte persone sono costrette a lasciare i centri per fare posto ai nuovi migranti che stanno arrivando. Ognuno ha bisogno di essere tutelato nella sua dignità e questo è un impegno che noi stiamo portando avanti, aprendo nuove case e centri”.
Le possibili soluzioni
Secondo il presidente di Migrantes sono due i concetti fondamentali che aiuterebbero la situazione: la cooperazione allo sviluppo e il disarmo. “Bisogna dare più possibilità alle persone di poter vivere nella propria terra in pace e di poter avere quei mezzi che possono concedere loro di costruirsi una vita sul territorio”, chiarisce. “Anche il tema del debito estero – è quindi la sua conclusione – è ancora una piaga che tante volte non permette ai Paesi più poveri di poter impegnare molte risorse in progetti scolastici, sanitari e di sviluppo”.