di Francesco Polizzotti – Comunichiamo tutto il giorno attraverso lo strumento delle chat. Le nostre chat sono spesso piene di immagini pronte da condividere, pensieri della buona notte dal sapore dolce e cortese, intenzioni di preghiere e frasi riprese più volte da altre chat.
Anche i nostri gruppi parrocchiali spesso si ritrovano più virtualmente che in presenza. Conversazioni leggere, pensanti, misurate o accese su celebrazioni, feste, riunioni, dubbi.
Vale anche nelle famiglie. Esistono infatti chat familiari, dei cugini, dei parenti. Per non parlare delle chat delle mamme della classe.
E poi ci sono le chat che abbattono le distanze abissali tra noi e i continenti lontani. Tutti abbiamo un parente che facilmente raggiungiamo tramite WhatsApp. Capita anche alle famiglie religiose. Le comunità più lontane sono così più vicine alla loro casa madre e tengono il polso delle situazioni più difficili e pericolose dove fare i missionari non è certo attraversare la piazza del nostro paese.
In una delle conversazioni di qualche giorno fa, spunta anche un testamento spirituale. La morte si stava facendo avanti e il messaggio di congedo che viene riportato qui dimostra quanto le nostre comunità possano essere a volte distanti dalla fede che arde e che si fa dono.
Le ultime parole di sr. Maria De Coppi, missionaria comboniana, uccisa in Mozambico
«Qui sparano. Ci vediamo in paradiso. Stanno incendiando la casa. Se non vi risento, approfitto per chiedervi scusa delle mie mancanze e per dirvi che vi ho voluto bene. Ricordatevi di me nella preghiera. Se il buon Dio me ne darà la grazia, vedrò di proteggervi da là. Ho perdonato chi eventualmente mi ucciderà. Fatelo pure voi. Un abbraccio».