Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Santa Caterina da Siena
Letture: 1Gv 1,5-2,2; Sal 102; Mt 11,25-30
Riflessione biblica
“Ti rendo lode, Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25-30). Lode semplice a Dio, che umilia i potenti ed esalta gli umili (Lc 1,51-52), che confonde i sapienti e illumina le menti dei piccoli (1Cor 1,26-27). Ma vera sapienza è essere in comunione con Gesù: appartenere a lui, avere la sapienza del cuore, testimoniare con coraggio la nostra adesione a Cristo. È il cammino spirituale di S. Caterina da Siena. Appartenere a Cristo: fin da bambina consacrò se stessa a Gesù e la sua esistenza all’amore, fiamma che ardeva sempre nel suo cuore: “Tu sei un fuoco che arde sempre e non si consuma. Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell’anima. Tu sei fuoco che toglie ogni freddezza, e illumini le menti con la tua luce, con quella luce con cui mi hai fatto conoscere la tua verità” (S. Caterina). Con Gesù, percorrendo con lui la via della Croce, impareremo la sapienza del cuore, che ci immerge nell’abisso dell’amore di Dio: “Io ho gustato e veduto con la luce dell’intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi viene donata della tua potenza, o Padre eterno, e della tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti” (S. Caterina). Da tale sapienza divina imparò il coraggio della parola: non risparmiò rimproveri e consigli a principi e papi con stile incandescente, ma sempre rispettosa del carisma che Dio aveva loro affidato. Per questo, amò la Chiesa e servì la sua patria, l’Italia, con la parola per richiamare tutti alla pace e con un’intensa attività caritativa a favore dei più bisognosi. Con Gesù, seguiremo la via dell’amore, che ci rende miti ed umili di cuore, disponibili al sacrificio del nostro egoismo e pronti al servizio dei fratelli. Nella sequela di Gesù, troveremo conforto nelle angustie quotidiane e slancio nei momenti difficili che la vita ci riserva.
Lettura esistenziale
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25). In questa espressione della sua preghiera, Gesù manifesta la sua comunione con la decisione del Padre che schiude i suoi misteri a chi ha il cuore semplice: la volontà del Figlio è una cosa sola con quella del Padre. La rivelazione divina non avviene secondo la logica terrena, per la quale sono gli uomini colti e potenti che possiedono le conoscenze importanti e le trasmettono alla gente più semplice, ai piccoli. Dio ha usato tutt’altro stile: i destinatari della sua comunicazione sono stati proprio i «piccoli». Questa è la volontà del Padre, e il Figlio la condivide con gioia. Ma che cosa significa «essere piccoli», semplici? Qual è «la piccolezza» che apre l’uomo all’intimità filiale con Dio e ad accogliere la sua volontà? Quale deve essere l’atteggiamento di fondo della nostra preghiera? Guardiamo al «Discorso della montagna», dove Gesù afferma: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). È la purezza del cuore quella che permette di riconoscere il volto di Dio in Gesù Cristo; è avere il cuore semplice come quello dei bambini, senza la presunzione di chi si chiude in se stesso, pensando di non avere bisogno di nessuno, neppure di Dio. Riconosciamo che non siamo autosufficienti, che non possiamo costruire la nostra vita da soli, ma abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di incontrarlo, di ascoltarlo, di parlargli. La preghiera ci apre a ricevere il dono di Dio, la sua sapienza, che è Gesù stesso, per compiere la volontà del Padre nella nostra vita e trovare ristoro nelle fatiche del nostro cammino.