L’atteso

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della III settimana di Avvento

Letture: Is 45,6-8.18.21-25; Sal 84; Lc 7,19-23

Riflessione biblica

“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Lc 7,19-23). Più che un dubbio, Giovanni Battista esprime l’ardente attesa di “colui che viene” e porta a compimento l’opera salvifica di Dio. E ciò è in perfetta consonanza con la sua missione: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati” (Lc 1,76-77). Egli chiama a conversione con toni profetici forti: “Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco” (Lc 3,7.9). E presenta il futuro Messia con i toni forti del giudaismo apocalittico: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile” (Lc 3,16-17). Ma Giovanni sa chi è Gesù: “Giovanni testimoniò: Ho contemplato lo Spirito discendere come colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,32-34). La sua ardente attesa è desiderio che si realizzi al più presto il progetto di salvezza, voluto da Dio. E Gesù gli annunzia che il suo desiderio è già realtà, secondo la profezia di Is 35,4-6: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia” (Lc 7,22). Di più: lui è il Messia, di cui parla il profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4,18-19, Is 61,1-2). Alimentiamo la nostra fede con la parola di Dio e riconosceremo in Gesù il Messia, che sostiene il nostro cammino verso la salvezza.

Lettura esistenziale

gesu-6-300x225 L'atteso‹‹In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”›› (Lc 719). Dopo avere additato Gesù come “l’Agnello di Dio, Colui che toglie i peccati del mondo” (Gv 1, 29), ora Giovanni è colto dal dubbio se Gesù sia davvero il Messia atteso oppure no.Giovanni ha sentito parlare delle opere del Cristo, della sua predicazione, delle sue azioni e si chiede se è stata tutta una costruzione personale il suo annuncio di un messia vittorioso e giudice sui nemici, che avrebbe affermato con forza il Regno di Dio e il suo potere. Giovanni si trova davanti ad un Messia che sembra non realizzare le sue aspettative, un Messia che propone un perdono incondizionato, rimette le colpe, non minaccia né attua vendetta, dice che un fuoco sì, lo vuole accendere, ma a partire dall’amore, non certo dal timore.

È troppo diverso questo Messia dal Messia atteso da Giovanni e da Israele. Diverso, spesso, dal Dio che vorremmo noi!Il dubbio non diminuisce la fede del profeta, ma spinge Giovanni ad interrogarsi e, soprattutto, ad interrogare Gesù sulla Sua vera identità. Giovanni resta un credente nella Parola di Dio, e per questo lascia l’ultima parola a Gesù.

Ogni uomo, prima o poi, si imbatte nella crisi. Attraverso la crisi veniamo purificati dalle nostre aspettative sbagliate o dalle visioni troppo anguste che ci siamo fatte. Non dobbiamo averne paura, ma coglierla come un’opportunità di crescita nella fede.

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