Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sant’Andrea
Lettura Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22
Riflessione biblica
“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Tre incontri di Andrea con Gesù: un’avventura d’amore. Sentì dire alla sua guida spirituale, Giovanni Battista: “Ecco l’agnello di Dio!”. E Andrea subito seguì Gesù: “vieni e vedi”. “E quel giorno rimase con lui; erano circa le quattro del pomeriggio”. Quell’incontro fu sublime e decisivo per la sua vita di fede e di sequela: con sapienza di mente di cuore fu pronto per l’avventura di amore con Gesù e per consacrare la sua vita al servizio del Vangelo per la salvezza di tutti gli uomini. Dimorò con Gesù, rimase in costante comunione con lui: non incontrò solo un Maestro della Legge di Dio, ma soprattutto un Maestro di vita nello Spirito di Dio. “Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, e disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,18-19). Lo seguì nel suo cammino terreno e imparò da lui il messaggio di salvezza e di amore. Divenne testimone di Gesù: rispose alla sua chiamata, abbandonò tutto e divenne “pescatore di uomini” in vista della realizzazione del regno di Dio. “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23): fu l’incontro decisivo con Gesù. Subì lo stesso martirio del suo Maestro, pregando: “Salve o Croce, santificata dal corpo di Gesù e impreziosita dal suo sangue, sempre ti ho amato e desiderato, accoglimi e portami al mio Maestro”. Comprese in profondità le parole di Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Lettura esistenziale
“Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono” (Mt 4, 20). L’uomo è un essere “responsabile”, cioè capace di risposta e di risposta addirittura a Dio, l’eterno chiamante. La sollecitudine di Andrea e del fratello Simon Pietro nel rispondere alla chiamata di Cristo, che il Vangelo di oggi sottolinea, ci ricorda che la fede è un’adesione pronta e immediata a Cristo. Essa richiede l’abbandono fiducioso, senza calcoli, senza troppe riflessioni e nella consapevolezza che non tutto si può capire subito, perché nella fede non viene prima la comprensione e poi la sequela, ma il contrario. La vocazione è il mezzo mediante il quale Gesù raggruppa attorno a sé i Dodici, ma fa sentire anche ad altri un’analoga chiamata. La Chiesa nascente ha subito inteso la condizione cristiana come una vocazione. La Chiesa è infatti la comunità dei chiamati; tutti coloro che fanno parte di essa, sono chiamati alla santità, ma è importante che ciascuno scopra e occupi il proprio posto in essa, secondo il disegno di Dio. Scrive San Paolo: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito, vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore, vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 4ss) e inoltre: “Dio ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri ancora come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere ciascuno idoneo a compiere il ministero allo scopo di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4, 11-12). La chiamata esprime l’intensità dell’amore di Gesù Cristo che ripone fiducia nel chiamato e gli affida una missione da compiere. La risposta alla chiamata edifica il Regno di Dio e compie nella persona che risponde la realizzazione della santità cristiana che è adesione al progetto di Dio. Se la vocazione è un’esperienza profonda dell’amore di Dio, la prima cosa che dobbiamo fare è quella di aprire il nostro cuore per accogliere questo amore. È l’amore, infatti, che cambia la vita, che dà il tono alla vita e che nutre una fedeltà che diventa dinamica e creativa.