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La vita, un dono da condividere

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Ap 4,1-11   Sal 150   Lc 19,11-28

Riflessione biblica

“Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: Fatele fruttare fino al mio ritorno” (Lc 19,11-28). Le dieci monete d’oro sono sono le “qualità personali”, che Dio ha concesso a tutti noi per farli fruttare a beneficio nostro e degli altri; “le dieci monete” consegnate a “dieci servi” fanno pensare ad un “compito di squadra”, dove ciascuno collabora a realizzare l’opera che piace al loro Signore. Da un punto di vista spirituale, a me sembra che l’opera da realizzare è unica: la santità, il progetto salvifico di Dio. “Questa è volontà di Dio, la vostra santificazione”; e per questo “Dio ci ha scelti per sé prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). Il compito è unico: “Siate santi come io sono Santo” (Lv 19,2), ma ciascuno deve realizzarlo con libertà e collaborando con gli altri. Non ci si fa santi da soli: “A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,7.12-13). Tutti abbiamo ricevuto una “moneta dono”: la grazia di farci santi; tutti dobbiamo corrispondere ad essa: realizzare il progetto di Dio “secondo la misura del dono di Cristo”. Ciò significa che ogni giorno dobbiamo essere fedeli a Cristo nell’umiltà, “senza valutarci più di quanto conviene, ma valutandoci in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio ci ha dato” (Rom 12,3); nell’operosità dell’amore: “Chi esorta si dedichi all’esortazione; chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia” (Rom 12,8). In ogni caso, agiamo non per paura, ma sempre per amore a Dio e ai fratelli: “Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello Spirito; servite il Signore” (Rom 12,11).

Lettura esistenziale

“Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: ‹‹Fatele fruttare fino al mio ritorno››” (Lc 19, 13). Ancora una volta il Signore ci ammaestra con le parabole. L’uomo della parabola odierna rappresenta Cristo stesso, i servi sono i discepoli e i talenti sono i doni che Gesù affida loro. I talenti, oltre alle qualità naturali che il Signore ha dato ad ognuno, sono pure i doni spirituali che Egli ci ha lasciato perché li facciamo fruttificare: la sua Parola, depositata nel santo Vangelo; il Battesimo, che ci rinnova nello Spirito Santo; la preghiera, soprattutto il “Padre nostro”, che eleviamo a Dio come figli uniti nel Figlio; il suo perdono, che ha comandato di portare a tutti; il sacramento del suo Corpo immolato e del suo Sangue versato. La parabola odierna insiste sull’atteggiamento interiore con cui accogliere e valorizzare questi doni. L’atteggiamento sbagliato è quello della paura: il servo che ha paura del suo padrone e ne teme il ritorno, nasconde la moneta sotto terra ed essa non produce alcun frutto. Questo accade, per esempio, a chi avendo ricevuto il Battesimo, la Comunione, la Cresima seppellisce poi tali doni e non li fa fruttificare. Oppure a chi, dopo avere ascoltato la Parola di Dio, subito la dimentica lasciandosi sopraffare dagli affanni della vita. Ma la parabola mette in maggior risalto i buoni frutti portati dai discepoli che, felici per il dono ricevuto, non l’hanno tenuto nascosto con timore e gelosia, ma l’hanno fatto fruttificare, condividendolo e partecipandolo. Ciò che Cristo ci ha donato si moltiplica donandolo! È un tesoro fatto per essere speso, investito, condiviso con tutti, come ci insegna quel grande amministratore dei talenti di Gesù che è l’apostolo Paolo.

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