Commenti di Fra Marcello e Tiziana Frigione
Lettura: At 8,1-8; Sal 65; Gv 6,35-40
Riflessione Biblica
“Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. La volontà di Dio: espressione molto familiare, spesso pronunciata con tono di rassegnazione. E ne sentiamo tutto il peso. Siamo sopraffatti da tante miserie, interiori ed esteriori; da tante sofferenze personali, familiari e sociali: malattie, pandemie, litigi familiari, ingiustizie sociali. È duro dire: “Sia fatta la tua volontà!”. Tutto ciò è strano: per Gesù fare la volontà di Dio è realtà positiva, tanto da dire: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34). E l’opera di Gesù è la nostra salvezza: “che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39). E “mediante la sua volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre” (Ebr 10,10). Infatti, “questa è la volontà di Dio: la nostra santificazione”.
Tutto ciò implica l’obbedienza allo Spirito di Dio, che ci guida a vivere la risurrezione di Gesù: “Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2Cor 3,18). Implica che “se siamo risorti con Cristo, cerchiamo le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgiamo il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,1-2).
Lettura esistenziale
Abbiamo impresso nel cuore il desiderio di vita eterna, che sperimentiamo mangiando il pane che viene dal cielo, così chiediamo incessantemente “Signore dacci sempre questo pane”. Il desiderio è forte, andiamo verso di lui, anche se non abbiamo chiaro cosa significhi veramente. Scopriamo oggi che è Gesù il pane, “Io-Sono” si rivela a noi nella metafora del pane che esiste nelle nostre mani solo in quanto donato, da lui, che desidera sopra ogni cosa donarsi a noi e si fa pane.
Viviamo tempi difficili, carichi di inquietudine, costantemente invasi da pericoli di contaminazione e malattia, di morte , e si fa sempre più urgente il desiderio di raggiungere serenità, pace, sicurezze assolute e durature. La precarietà ci spaventa e proprio questi momenti spostano i nostri bisogni sempre più sugli aspetti materiali, concreti, corporei, perché intanto dilaga la mancanza di lavoro, di relazioni affettive, di vicinanza, di salute. Fissiamo i nostri occhi su tutto questo e chiediamo segni, concreti, tangibili, non crediamo veramente, smettiamo di guardare oltre il segno, di vedere che nella paura, nella malattia, nella solitudine si può rivelare l’esperienza di amore e la presenza di Gesù , ancora più vera. Possiamo vivere in sintonia con il Padre, fare la sua volontà e scoprire che superiamo qualunque angoscia, perché il Padre vuole che Gesù risusciti nell’ultimo giorno tutti coloro che gli ha affidato.