Commento al Vangelo di Don Ciro Lo Cicero
XVIII domenica del Tempo Ordinario
Letture: Qo 1,2;2,21-23; Sal 89; Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Le ricchezze attirano terribilmente il cuore dell’uomo e, se questi non vigila, facilmente ne diventa schiavo. Dice Gesù: “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”. (v.15)
Il desiderio delle ricchezze porta alla cupidigia e diventa purtroppo la sorgente di mali senza numero.
La pagina del Vangelo di questa domenica ci svela con chiarezza il giusto valore e il retto uso delle ricchezze nella nostra vita.
Invitato da uno della folla a dirimere una questione di eredità tra lui e il fratello, Gesù si rifiuta di intervenire, affermando che Egli è venuto non per occuparsi delle cose di questo mondo, bensì a salvare l’uomo dal peccato e a liberare il suo cuore da ogni attaccamento terreno.
Papa Francesco, in un passaggio della sua omelia, del 21 ottobre 2013, commenta: «La prima conseguenza dell’attaccamento ai soldi è la distruzione dell’individuo e di chi gli sta vicino. Quando una persona è attaccata ai soldi distrugge sé stessa, distrugge la famiglia. Certo, il denaro non va demonizzato in senso assoluto. I soldi servono per portare avanti tante cose buone, tanti lavori, per sviluppare l’umanità. Quello che va condannato, invece, è il loro uso distorto».
Cari amici, la nostra salvezza non dipende dalla quantità dei beni che possediamo.
“Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”. (v.20)
La nostra esistenza è breve e dobbiamo viverla accumulando meriti e buone opere che ci arricchiscono davanti a Dio e ci permettono di entrare nella dimora che Lui ha preparato per noi. Siamo chiamati a vivere una vita di qualità, non è la quantità delle cose che facciamo o lasciamo che conta.
Papa Francesco continua: «C’è dunque una “strada di Dio” alternativa alla cupidigia, quella dell’umiltà, dell’abbassarsi per servire, un percorso che va nella direzione opposta».
Chiediamo dunque al Signore la grazia di ottenere un cuore puro e distaccato da tutto quello che possediamo e usiamo per aspirare unicamente alla meta del cielo. In questa settimana impegniamoci ad aiutare una persona povera con una generosa elemosina.
Buona missione a tutti!