• 22 Novembre 2024 5:33

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Lunedì della VIII Settimana del  Tempo Ordinario

Letture: Sir 17,20-28; Sal 31; Mc 10,17-27

Riflessione biblica

“Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi!” (Mc 10,17-30). È la risposta di Gesù ad “un tale” che gli aveva chiesto: “Maestro buono, cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17-27). Egli si rivolse al “Maestro buono”, non tanto per la sua bontà, ma per la sua capacità di indicare il cammino della vita spirituale e così facilitargli il compito di poter “ereditare la vita eterna”. Gesù è il “Maestro buono”, che guida i suoi discepoli ai pascoli della vita eterna, anzi per essi dona la propria vita: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10, 11). E coloro che cercano la vita eterna lo seguono: “Le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori e cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce” (Gv 10,3-4). Per quel tale”, però, Gesù era solo un “buon maestro”, forse più capace degli altri maestri nell’interpretare la Legge di Dio, tanto che può dire a Gesù: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza” (Mc 10,20). Gesù “fissò lo sguardo su di lui, lo amò” (Mc 10,21): guardò nel suo cuore e con amore gli indicò la via sicura per raggiungere la vita eterna. Due cose mancavano a quel “tale”: lasciare ogni bene materiale donandolo ai poveri e poi seguire Gesù. In fondo, gli mancava “solo una cosa”: seguire Gesù povero, umile e crocifisso. Non si rinuncia alle ricchezze solo per divenire “perfetti” o per un più efficace cammino spirituale, ma per entrare in comunione con Gesù: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome” (Sal 23,1-3).

Lettura esistenziale

«Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (Mc 10, 17). Questo racconto esprime in maniera efficace la grande attenzione di Gesù verso i giovani, verso le loro attese, le loro speranze, e mostra quanto sia grande il suo desiderio di incontrarli personalmente e di aprire un dialogo con ciascuno di essi. Cristo, infatti, interrompe il suo cammino per rispondere alla domanda del suo interlocutore, manifestando piena disponibilità verso quel giovane, che è mosso da un ardente desiderio di parlare con il «Maestro buono», per imparare da Lui a percorrere la strada della vita.

Nel racconto evangelico, San Marco sottolinea come “Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò” (cfr Mc 10, 21). Nello sguardo del Signore c’è il cuore di questo specialissimo incontro e di tutta l’esperienza cristiana. Infatti il cristianesimo non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle.

  1. Giovanni Paolo II commentava: “Vi auguro di sperimentare uno sguardo così! Vi auguro di sperimentare la verità che egli, il Cristo, vi guarda con amore! La consapevolezza che il Padre ci ha da sempre amati nel suo Figlio, che il Cristo ama ognuno e sempre, diventa un fermo punto di sostegno per tutta la nostra esistenza umana” e ci permette di superare tutte le prove: la scoperta dei nostri peccati, la sofferenza, lo scoraggiamento.

In questo amore si trova la sorgente di tutta la vita cristiana e la ragione fondamentale dell’evangelizzazione: se abbiamo veramente incontrato Gesù, non possiamo fare a meno di testimoniarlo a coloro che non hanno ancora incrociato il suo sguardo!