Prima lo hanno legato, poi lo hanno picchiato. E mentre si accanivano sul poveretto, hanno pensato anche di riprendere con il telefonino la loro impresa. Sei minorenni hanno scelto di divertirsi così, sabato notte: rifilando calci e pugni a un clochard rumeno 50enne che dormiva in un istituto professionale abbandonato di San Costantino Calabro, nel Vibonese. La vittima però non ha chinato la testa. Dopo essersi ripreso, l’uomo è andato a raccontare tutto ai carabinieri, che hanno denunciato il branco alla procura dei minori per maltrattamenti, percosse e lesioni. I sei ragazzi avevano anche dato fuoco ai vestiti e ai pochi effetti personali del senzatetto. La vicenda ha suscitato lo sdegno degli abitanti del piccolo centro, a partire dal sindaco Nicola Derito: «Episodi del genere – ha detto il primo cittadino – sono assolutamente da censurare e certamente danneggiano l’immagine della nostra comunità, che nella stragrande maggioranza è fatta di persone perbene.
Si tratta di un fatto gravissimo anche perché commesso ai danni di una persona che non poteva difendersi. San Costantino Calabro, comunque, non è un paese violento. Ci tengo a ribadirlo». Ma la caccia al clochard non è purtroppo una novità: a gennaio nel Frusinate un altro gruppetto di giovani – un 18enne e 3 minori, il più piccolo di 13 anni aveva preso di mira una donna senza dimora che dormiva davanti al portone delle suore benedettine, lanciandole contro addirittura un petardo. Sono segnali preoccupanti che confermano l’estrema fragilità di chi vive e dorme in strada, rimanendo fatalmente esposto a ogni genere di pericolo. A San Costantino Calabro l’aggressione si è risolta con traumi fisici e psicologici, ma la violenza sugli homeless ha già provocato secondo i dati della Fio.Psd 15 morti nel 2024. Un fenomeno sommerso, sottovalutato dalle cronache.
Fatti di sangue che non accendono la curiosità popolare, né la morbosità mediatica, ma dietro i quali si celano vite consumate tra miseria e solitudine. I due casi più recenti sono emblematici, anche perché si sono verificati sullo sfondo delle zone metropolitane più dolenti. Il 22 maggio a Roma, fuori dalla Stazione Termini, il 41enne somalo Abdiwahab Sulub Cali viene accoltellato all’addome da un connazionale e coetaneo. Cali viene soccorso, ma non c’è niente da fare: morirà poco dopo. L’omicida, nel frattempo, se ne va tranquillamente la bar. E’ lì che lo trovano gli agenti, grazie anche alle testimonianze di altri clochard. Cali trovava riparo notturno in un dormitorio, ma fino a tarda sera frequentava i dintorni dello scalo ferroviario, sempre più stretto fra degrado e microcriminalità.
Forse una lite all’origine del delitto, così come è stato un diverbio a scatenare la furia di un tunisino 17enne che il 15 maggio, a Bologna, ha ammazzato un senzatetto, 21enne e connazionale, per rubargli la bici. La vittima ha resistito e non ha avuto scampo. Scenario del delitto il parco della Montagnola, zona calda dello spaccio nonostante la sua posizione centrale. La gente ha paura e sta alla larga, il Comune sta provando a riconquistare terreno con una rassegna di eventi culturali. Stesso copione a Bergamo, dove la stazione delle autolinee è l’approdo di tossicodipendenti e senza tetto. Sotto le pensiline, nel luglio 2022, la 41enne Miriam Migliore era stata colpita da un pugno che l’aveva fatta cadere e battere la testa. Lei, che viveva tra pullman e panchine, stava restituendo lo zaino a un tunisino rimasto ferito in una rissa. L’uomo, aggredito da un altro nordafricano, stava ricevendo le cure del 118: in stato confusionale aveva forse mal interpretato il gesto gentile di Miriam e l’aveva colpita. La donna è morta il 25 marzo scorso in ospedale, dopo due anni di agonia. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: a Napoli ieri si è spento il 91enne Vincenzo Fiorillo. Ai primi di maggio era stato spinto a terra da un 25enne tedesco senza dimora. In strada la violenza è di casa.
(fonte: Avvenire)