di Fra Arturo Milici – Messina, Stazione Centrale, 28 settembre 2024. Un pomeriggio come tanti altri, ma una visione insolita per chi, distrattamente e frettolosamente, si trova a passare dalla corsia del primo binario. La grande sala Transito Passante al primo binario, adibita eccezionalmente a luogo di culto, gremita di gente, sacerdoti, frati e suore; e accanto all’altare, una grande urna di vetro con un vecchio e rozzo saio francescano…
Non sono allucinazioni, non stanno girando un film. È tutta realtà, sveliamo il mistero: fra’ Giuseppe Maggiore, da anni in servizio alla cappellania della Stazione Centrale e Marittima di Messina, sta celebrando i suoi 25 anni di professione religiosa, le sue “nozze d’argento” con Dio, l’Amore più grande della sua vita. Venticinque anni da quando, il 10 settembre del 1999, per la prima volta emetteva i voti di povertà, castità e obbedienza nell’Ordine dei Frati Minori.
E fra’ Giuseppe sta celebrando il suo Venticinquesimo proprio qui, alla Stazione, in mezzo ai suoi amici poveri, con i quali e per i quali ogni giorno si spende. E per l’occasione, insieme ai familiari da San Fratello, insieme agli altri Frati minori e alla comunità del santuario di Lourdes, insieme alle Autorità, ai volontari e ai tanti amici, c’è pure un invitato speciale, conterraneo del nostro fra’ Giuseppe, con le sue autentiche reliquie: San Benedetto da San Fratello detto il Moro , frate francescano del 1500, il primo santo di colore ad essere canonizzato dalla Chiesa. Un nero, un povero, un santo… non poteva mancare certo lui alla festa!
Presiede la celebrazione eucaristica fra’ Antonino Catalfamo, ministro provinciale dei Frati minori di Sicilia, il quale nell’omelia ribadisce l’importanza centrale, nella storia e nella vocazione di fra’ Giuseppe, dello stare coi piccoli e i poveri del Vangelo, riflesso e specchio del volto di Gesù. Ultimi agli occhi del mondo, primi al cospetto di Dio. Ed effettivamente il rovesciamento e rimescolamento evangelico delle logiche classiche (e classiste) è pienamente in atto, davanti nostri occhi. Ai primi posti dell’assemblea, accanto ai familiari di fra’ Giuseppe e sullo stesso piano delle Autorità, i fratelli e le sorelle spesso scartati o giudicati, poveri e prostitute agli occhi del mondo, figli amati e figlie amate per Dio.
È stata un po’ come a livella di Totò il Venticinquesimo di fra’ Giuseppe. Ma non c’è stato bisogno di Sorella Morte. È stato ed è sempre sufficiente Lui, il Signore, a riunire insieme terra e cielo, poveri e ricchi, ultimi e primi, semplicemente in festa come fratelli e sorelle. E come se non bastasse ecco fermarsi sul primo binario il Treno Bianco proveniente da Lourdes con ammalati e volontari… un altro dono che ha arricchito ancora di più la festa di una fraternità senza barriere. A lode di Cristo e del Poverello Francesco…
E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada (Rnb IX: FF 30). E tutti coloro che vogliono servire al Signore Iddio nella santa Chiesa cattolica e apostolica, e tutti i seguenti ordini: sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori, ostiari, e tutti i chierici, e tutti i religiosi e le religiose, tutti i conversi e i fanciulli, i poveri e i miseri, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i padroni, tutte le vergini e le continenti e le maritate, i laici, uomini e donne, tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli, genti, razze e lingue, tutte le nazioni e tutti gli uomini d’ogni parte della terra, che sono e saranno, noi tutti frati minori, servi inutili, umilmente preghiamo e supplichiamo perché perseveriamo nella vera fede e nella penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo (Rnb XXIII: FF 68).