• 22 Novembre 2024 14:58

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della XXX settimana del tempo Ordinario

Letture: Fil 1,18-26; Sal 41; Lc 14,1.7-11

Riflessione biblica

 “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, ma all’ultimo posto” (Lc 14,7-11). Non è una regola di buon comportamento sociale né si tratta neppure di una regola di prudente modestia: non cerco il primo posto solo per non fare brutta figura: “È meglio sentirsi dire: Sali quassù, piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante” (Prov 25,7). Gesù ci vuole insegnare qualcosa di fondamentale per la vita spirituale: la via di Gesù non è accaparrarsi i primi posti, ma la sapiente via dell’umiltà: “Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile” (Rom 12,16). crocifisso-3-300x206 La scelta difficile dell'ultimo postoD’altra parte, Gesù ci ha dato l’esempio: “Svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte alla morte di croce” (Fil 2,6-8); di più: “da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). Dietro l’esempio di Gesù, dobbiamo assumere uno stile di vita umile, ricordandoci quanto ci consiglia la parola di Dio: “Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato” (Sir 3,18-20). E l’esempio più bello, dopo quello di Gesù, è l’esempio di Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,46-48). La logica di Gesù e di Maria non è quella dell’apparenza vanitosa, ma quella dell’uguaglianza fraterna:rivestiamoci tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliamoci sotto la potente mano di Dio, affinché ci esalti al tempo opportuno” (1Pt 5,6). Di più: “Il fratello di umili condizioni sia fiero di essere innalzato, il ricco di essere abbassato, perché come fiore d’erba passerà” (Gc 1,9-10). È una logica strana, ma è la logica dell’amore, che nella forza dello Spirito fa uguaglianza tra noi e ci rende un solo corpo e un solo spirito. 

Lettura esistenziale

sedia-vuota2-300x224 La scelta difficile dell'ultimo posto“Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto” (Lc 14, 8). Nel Vangelo odierno, incontriamo Gesù commensale nella casa di un capo dei farisei. Notando che gli invitati sceglievano i primi posti a tavola, Egli raccontò una parabola, ambientata in un banchetto nuziale non per impartire una lezione sul galateo o sul rispetto della gerarchia tra le diverse autorità, Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: “chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’“ultimo posto” può infatti rappresentare la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso “ha preso l’ultimo posto nel mondo, la croce, e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta. Al termine della parabola, Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare, perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio, che governa il mondo,  noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza. Ancora una volta, dunque, guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: “Amico, vieni più avanti!” (Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui.