Incontrando molte persone che vivevano ai margini della società, San Francesco ha visto un’opportunità per realizzare e praticare il Vangelo. Voleva annunciarlo ad un mondo che, pieno di egoismo e orgoglio, aveva bisogno della Buona Novella. Vedendo l’incoerenza tra la fede e la vita delle persone, la predicazione è apparsa come una risposta necessaria alla realtà che aveva di fronte. Questo gli fu confermato anche attraverso la preghiera con l’apertura del Vangelo per tre volte, e ancor più dall’approvazione papale dello stile di vita che voleva per sé e per i suoi.
Innocenzo III, benedicendo Francesco e i suoi compagni, si è espresso così: “Andate con il Signore, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi, predicate a tutti la penitenza” (1 Cel 33; FF 375).
Francesco, fortemente convinto di essere stato mandato da Dio a tutti gli uomini, non vedeva alcun ostacolo nel fatto di essere un uomo semplice e senza istruzione. “Esattamente per diciott’anni, quanti erano passati da quando aveva cominciato le sue peregrinazioni per varie e vaste regioni, impegnato a diffondere la parola evangelica, animato da costante e ardente spirito di fede, quasi mai si era preoccupato di dare un po’ di riposo alle sue membra affrante. Aveva riempito la terra del Vangelo di Cristo. Era capace di passare per quattro o cinque città in un sol giorno, annunciando a tutti il Regno di Dio. Edificava gli uditori non meno con l’esempio che con la parola, si potrebbe dire divenuto tutto lingua” (1 Cel 97; FF 488). Nelle sue prediche presentava i contenuti evangelici fondamentali, dando a questi varie forme di espressione, per esempio: gesticolazione, pianto o anche, come a Greccio, un’immagine viva.
Anche la malattia nelle sue fasi iniziali non ha impedito al Poverello d’Assisi di predicare. Debole nel corpo ma forte nello spirito, percorreva la terra, e quando non poteva farlo a piedi, cavalcava un asino. Quando prevaleva l’impotenza fisica, raggiungeva le persone tramite lettere per consentire loro di ascoltare le parole di Gesù. Ciò confermano le parole della Lettera ai fedeli: “Considerando che non posso visitare personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita” (2 Lf 3; FF 180). Il coraggio che il nostro Serafico Padre aveva nel rivolgere la Parola di Dio a tutti senza eccezione, non solo ai frati ma anche alle persone che incontrava, senza escludere tutti i governanti, senza dubbio scaturiva dalla sua adesione a Cristo. Contemplando la presenza del Signore e meditando la sua vita, si infiammava dell’amore che lo stimolava alla missione.
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La missione di Francesco e dei primi frati: la pastorale nel XIII secolo