Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì della XXIII settimana del tempo Ordinario
Letture: 1Cor 5,1-8; Sal 5; Lc 6,6-11
Riflessione biblica
“Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?” (Lc 6,6-11). Il problema non è più se è lecito “fare un lavoro nel sabato”, ma se è lecito “nel sabato operare un bene”, e nel caso specifico: guarire un uomo dalla mano tesa. Gesù compie un miracolo, ma i farisei nel loro “rigido legalismo ipocrita” lo trasformano nell’accusa di “non osservare il sabato”. Gesù, “Signore del sabato”, compie il miracolo nella sinagoga, nel cuore della pietà giudaica dove si implora la misericordia di Dio. Egli opera la salvezza per un uomo sofferente e bisognoso proprio della misericordia di Dio. A differenza dei farisei, che pongono al centro del loro pensare e agire la legge, Gesù pone al centro dell’esistere l’uomo e il suo bisogno esistenziale, la sua sofferenza e il suo bisogno di salvezza. Il legalismo, giudaico o cristiano, pone al centro del progetto di salvezza il precetto della Legge, ma “la lettera uccide, lo Spirito dà vita” (2Cor 3,6). E lo spirito della Legge: è l’amore a Dio e al prossimo: “Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Gal 5,14). E chi ama desidera sempre di “fare il bene”: guarire un ammalato, assisterlo e dargli conforto è opera di misericordia corporale e spirituale. È operare con Dio, per Dio e secondo il suo progetto di amore: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 9,13). L’amore al prossimo non guarda alla sua miseria, ma a liberarlo dal male che l’affligge; opera in noi, per liberarci dalla “durezza di cuore” e sintonizzarci con chi soffre. Non guarda al sabato o al giorno feriale, ma che, “quando ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, e non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo” (Gal 6,9-10). Scegliamo sempre di fare il bene ad imitazione di Gesù: “Vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15). Operiamo nello Spirito, per produrre “il frutto dell’amore”: amiamo il prossimo, ponendolo “al centro” dei nostri pensieri e del nostro agire e osserveremo tutta la legge (Gal 5,14). E chi ama il prossimo che vede, ama anche il Dio che non vede (1Gv 4,20).
Lettura esistenziale
“Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?” (Lc 6, 9). Il vangelo odierno ci racconta il miracolo operato da Gesù, in giorno di sabato, in favore di un uomo dalla mano inaridita; miracolo che, da una parte, mette in evidenza quale sia la priorità per Dio, cioè il bene della persona umana e dall’altra invece evidenzia il cuore dei farisei e degli erodiani che è inaridito come la mano dell’uomo che Gesù guarisce. Cristo svela l’ipocrisia che talvolta si nasconde dietro un’osservanza scrupolosa e sterile della Legge, quando viene privata dello spirito che la anima. Il sabato è per l’uomo, è il giorno di riposo che Dio dona a chi ha sperimentato, durante la settimana, la durezza della vita, conseguenza del peccato di Adamo. Il sabato è anche segno dell’alleanza che Dio rinnova costantemente con il suo Popolo, immagine delle nozze messianiche. Il sabato è dunque un giorno santo, eppure può essere sporcato dall’ipocrisia. Gesù, ponendo la domanda se sia lecito in giorno di sabato fare il bene o fare il male, penetra fino in fondo al nostro cuore, laddove non ci si può nascondere. Anche un cuore indurito può essere guarito e risorgere.
Invocando la luce dello Spirito Santo, riconosciamo e chiamiamo per nome le nostre “paralisi”, tutto ciò che rallenta il nostro cammino di sequela del Signore Gesù Cristo e consegniamole alla Misericordia di Dio perché ci guarisca.