Pubblichiamo di seguito il Messaggio che papa Francesco ha inviato in occasione della Giornata internazionale delle Persone con disabilità, che ricorre venerdì 3 dicembre, e che quest’anno ha per tema:«Voi siete miei amici» (Gv 15,14).
«Voi siete miei amici» (Gv 15,14)
Cari fratelli e sorelle!
In occasione della vostra Giornata Internazionale, vorrei rivolgermi direttamente a voi che vivete una qualsiasi condizione di disabilità, per dirvi che la Chiesa vi ama e ha bisogno di ognuno di voi per compiere la sua missione al servizio del Vangelo.
Gesù, l’amico
Gesù è nostro amico! È Lui stesso a dirlo ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena (cfr Gv15,14). Le sue parole giungono fino a noi e illuminano il mistero del nostro legame con Lui e della nostra appartenenza alla Chiesa. «L’amicizia con Gesù è indissolubile. Egli non ci abbandona mai, anche se a volte sembra stare in silenzio. Quando abbiamo bisogno di Lui, si lascia trovare da noi e sta al nostro fianco dovunque andiamo» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 154). Noi cristiani abbiamo ricevuto un dono: l’accesso al cuore di Gesù e all’amicizia con Lui. È un privilegio che abbiamo avuto in sorte e che diventa la nostra chiamata: la nostra vocazione è essere amici suoi!
La Chiesa è la vostra casa
Il Battesimo rende ognuno di noi membro a pieno di titolo della comunità ecclesiale e dona a ciascuno, senza esclusioni né discriminazioni, la possibilità di esclamare: “Io sono Chiesa!”. La Chiesa, infatti, è la vostra casa! Noi, tutti insieme, siamo Chiesa perché Gesù ha scelto di essere nostro amico. Essa – vogliamo impararlo sempre meglio nel processo sinodale che abbiamo intrapreso – «non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore, bisognosi del suo perdono» (Catechesi, 13 aprile 2016). In questo popolo, che avanza tra le vicende della storia guidato dalla Parola di Dio, «tutti sono protagonisti, nessuno può essere considerato semplice comparsa» (Ai fedeli di Roma, 18 settembre 2021). Per questo anche ognuno di voi è chiamato a portare il proprio contributo al percorso sinodale. Sono convinto che, se esso sarà davvero «un processo ecclesiale partecipato e inclusivo»], la comunità ecclesiale ne uscirà realmente arricchita.
Per quel che concerne la vita della Chiesa, «la peggiore discriminazione […] è la mancanza di attenzione spirituale» (Esort. ap.Evangelii gaudium, 200), che a volte si è manifestata nel diniego di accedere ai Sacramenti, sperimentato purtroppo da alcuni di voi. Il Magistero è molto chiaro in merito e, di recente, il Direttorio per la Catechesi ha affermato in maniera esplicita che «nessuno può rifiutare i Sacramenti alle persone con disabilità» (n. 272). Di fronte alle discriminazioni, è proprio l’amicizia di Gesù, che tutti riceviamo come dono immeritato, che ci riscatta e ci permette di vivere le differenze come ricchezza. Egli, infatti, non ci chiama servi, donne e uomini dalla dignità dimezzata, ma amici: confidenti degni di conoscere tutto ciò che Egli ha ricevuto dal Padre (cfr Gv15,15).
Nel tempo della prova
L’amicizia di Gesù ci protegge nel tempo della prova. So bene che la pandemia di Covid-19, dalla quale con fatica stiamo uscendo, ha avuto e continua ad avere ripercussioni molto dure sulla vita di molti di voi. Mi riferisco, ad esempio, alla necessità di rimanere per lunghi periodi in casa; alla difficoltà di molti studenti con disabilità ad accedere agli strumenti di didattica a distanza; ai servizi alla persona che in molti Paesi sono stati a lungo interrotti; e a molti altri disagi che ciascuno di voi ha dovuto affrontare. Ma, soprattutto, penso a quanti di voi vivono all’interno di strutture residenziali e alla sofferenza che ha comportato la separazione forzata dai vostri cari. In questi luoghi il virus è stato molto violento e, nonostante la dedizione del personale, ha mietuto troppe vittime. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sono vicini in maniera particolare, con affetto e tenerezza!
Il Vangelo è per tutti
Dall’amicizia con il Signore deriva anche la nostra vocazione. Egli ci ha scelti perché portiamo molto frutto e il nostro frutto rimanga (cfr Gv15,16). Presentandosi come la vera Vite, ha voluto che ogni tralcio, unito a Lui, sia in grado di dare frutti. Sì, Gesù desidera che giungiamo alla «felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (Esort. ap.Gaudete et exsultate, 1).
Il Vangelo è anche per te! È una Parola rivolta ad ognuno, che consola e, nello stesso tempo, chiama alla conversione. Il Concilio Vaticano II, parlando della chiamata universale alla santità, insegna che «tutti coloro che credono nel Cristo, di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità […]. Per raggiungere questa perfezione i fedeli usino le forze ricevute secondo la misura con cui Cristo volle donarle, affinché, […] si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo» (Cost.Lumen gentium, 40).
I Vangeli ci narrano che, quando alcune persone con disabilità hanno incontrato Gesù, la loro vita è profondamente cambiata e hanno iniziato ad essere suoi testimoni. È il caso, ad esempio, dell’uomo cieco dalla nascita che, guarito da Gesù, afferma con coraggio davanti a tutti che Lui è un profeta (cfr Gv9,17); e molti altri proclamano con gioia ciò che il Signore ha fatto per loro.
Cari fratelli e sorelle, la vostra preghiera è oggi più urgente che mai. Santa Teresa d’Avila ha scritto che «in tempi difficili sono necessari forti amici di Dio a sostegno dei deboli». Il tempo della pandemia ci ha mostrato in maniera chiara che la condizione di vulnerabilità ci accomuna tutti: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme».[Il primo modo di farlo è proprio pregare. Possiamo farlo tutti; e anche se, come Mosè, avremo bisogno di un sostegno (cfrEs17,10), siamo sicuri che il Signore ascolterà la nostra invocazione.
Vi auguro ogni bene. Il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.
(Fonte Avvenire)