• 21 Novembre 2024 23:50

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Il Gup di Catania, Anna Maria Cristaldi, ha condannato a otto mesi di reclusione per istigazione a delinquere l’ex senatrice della Lega, Angela Maraventano. Il processo si è celebrato col rito abbreviato.

Secondo l’accusa avrebbe fatto “pubblicamente apologia del delitto di associazione mafiosa” nel suo intervento, il 3 ottobre 2020, alla manifestazione della Lega a Catania alla vigilia dell’udienza preliminare del caso Gregoretti in cui era imputato, in qualità di ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, conclusasi con una sentenza di archiviazione. Il pm Agata Consoli aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi.
Il Gup ha condannato Angela Maraventano anche a risarcire i danni non patrimoniali, con 5.000mila euro ciascuno, le parti civili: l’associazione ‘Rita Atria’ e il giornalista Riccardo Orioles, rappresentati dall’avvocato Goffredo D’Antona, Libera, con la penalista Enza Rando, e l’associazione Dhelia, con il legale Nicola Condorelli Caff.

Secondo la Procura di Catania Angela Maraventano “parlando del tema dei flussi migratori, afferma che ‘questo governo abusivo, complice di chi traffica carne umana e c’e’ anche dentro la nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima. Dove sono? Non esiste più perché noi la stiamo completamente eliminando perché nessuno ha più il coraggio di difendere il proprio territorio'”. Per l’accusa con quelle affermazioni l’ex senatrice avrebbe “riconosciuto alla mafia qualità, come sensibilità e coraggio e un ruolo di controllo e tutela del territorio, contrapposto a quello dello Stato, di cui contestava l’azione di contrasto alle associazioni mafiose”.

L’inchiesta era stata aperta anche dopo la denuncia presentata dall’avvocato D’Antona. L’ex senatrice della Lega che aveva poi spiegato che la sua era stata “frase infelice dettata dalla rabbia e dal momento difficile che sta vivendo il nostro Paese, ma io mi sono sempre battuta contro tutte le mafie” e precisato che “per vecchia mafia intendevo la difesa del proprio territorio, nel senso del coraggio che potevano avere i nostri. Non mi riferivo alla mafia brutta, quella che ha ucciso i nostri valorosi”.