Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della V settimana di Quaresima
Letture: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30
Riflessione biblica
“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato” (Gv 8,21-30). Vogliamo conoscere Gesù? Non pensiamo a miracoli o altri segni prodigiosi, ma guardiamo Gesù crocifisso. Egli è il segno della potenza salvifica di Dio per noi: “I Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,22-24). Bisogna “cercare Gesù”: conoscere la sua vera identità mediante la fede che ci illumina e seguirlo con amore, rinnegando noi stessi e prendendo ogni giorno la croce insieme a lui (Lc 9,23). Allora, Lui è per noi la luce: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Anzi, “in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,4-5). Lui è la vita: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25-26). Lui è cibo di vita eterna, che alimenta la nostra vita spirituale: “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo. Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (Gv 6,33.35). Non basta, però, conoscere l’identità di Gesù: bisogna amarlo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Riconosciamo Gesù e seguiamolo con amore, “amandoci a vicenda come egli ci ha amato” (Gv 15,12).
Lettura esistenziale
“Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo” (Gv 8, 28). Il Figlio dell’uomo deve essere innalzato sul legno della Croce perché chi crede in Lui abbia la vita. San Giovanni vede proprio nel mistero della Croce il momento in cui si rivela la gloria regale di Gesù, la gloria di un amore che si dona interamente nella passione e morte. Così la Croce, paradossalmente, da segno di condanna, di morte, di fallimento, diventa segno di redenzione, di vita, di vittoria, in cui, con sguardo di fede, si possono scorgere i frutti della salvezza. Dio si è avvicinato all’uomo nell’amore, fino al dono totale, fino a varcare la soglia della nostra ultima solitudine, quella della morte. L’oggetto e il beneficiario dell’amore divino è l’umanità intera. Dio non è lontano ed estraneo al cammino dell’uomo. Al contrario, Egli ci ha donato il suo Figlio per farci sentire la sua vicinanza. Dio non manifesta la sua onnipotenza nel castigo, ma nella misericordia e nel perdono. Capire tutto questo significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare; con il Sacrificio della Croce egli ci rivela il volto di amore di Dio. Anche ogni nostro più piccolo gesto di amore che compiamo, uniti a Cristo, diventa segno e testimonianza dell’amore di Dio.