Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Mercoledì della XXVII settimana del tempo Ordinario
Letture: Gio 4,1-11; Sal 85; Lc 11,1-4
Riflessione Biblica
“Signore, insegnaci a pregare. … Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre”. La preghiera dei discepoli deve essere come quella di Gesù: egli è il modello della nostra preghiera. La viviamo in unione a Gesù, con lo stesso spirito filiale di Gesù per conformarci sempre e ovunque alla volontà salvifica del Padre e per avere un’intima comunione con il Padre. In Gesù tentiamo di riprodurre lo stesso atteggiamento interiore di Gesù, il suo spirito filiale, la sua intimità con Dio, il suo abbandono totale ed essenziale alla volontà del Padre e al suo disegno di amore e di salvezza. Così, quando invochiamo Dio come “Padre”, noi ci rivolgiamo con fiducia a colui che ci ha amato dall’eternità e “ci ha scelti per sé, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà” (Ef 1,3-5). Entriamo in dialogo con Dio, ma non ci entriamo come singoli, ma come figli e fratelli che si rivolgono all’“unico Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,6). In lui noi crediamo e ci affidiamo mediante lo Spirito: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rom 8,14-15). Da questo atteggiamento interiore scaturiscono tutte le domande del Padre nostro.“Sia santificato il tuo nome”: glorifichiamo Dio, riconosciamo il suo amore infinito per noi, ci affidiamo alla sua misericordia senza limiti, lo proclamiamo Signore della nostra vita e lo facciamo regnare nella vita quotidiana. “Venga il tuo Regno”: quando liberi dal peccato e da tutto ciò che ci allontana da lui, facciamo regnare la verità che ci rende liberi (Gv 8,32), camminiamo nella giustizia e nella santità di vita, operiamo tutto nell’amore verso coloro che ci ha dato come compagni di cammino, perché “egli sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). “Dacci ogni giorno il nostro pane essenziale”: sia quello materiale che quello spirituale, per crescere da veri suoi figli nell’amore. “Rimetti a noi i nostri peccati”, perché, mentre li rimettiamo ai nostri fratelli, sperimentiamo la misericordia del Padre, che va in cerca dei suoi figli per liberarli dal male più profondo della loro vita, il peccato: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). “Fa’ che non entriamo nella tentazione”, perché non soccombiamo nel momento della prova alle suggestioni di Satana, ma “ci rafforziamo in te, Signore, e nel vigore della tua potenza e indossiamo l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo” (Ef 6,10,11).
Lettura esistenziale
“Quando pregate, dite: Padre sia santificato il tuo nome” (Lc 11, 2). Dio è il Santo, anzi, come afferma la Scrittura, il tre volte Santo (Ap 4,8), cioè il Santissimo; in che modo dunque noi potremmo santificare il suo Nome?
Non si tratta di aggiungere qualcosa alla sua santità, ma di manifestarla in noi, cioè di vivere santamente perché tutti coloro che vedono le nostre opere buone giungano a glorificare il Padre Celeste che ne è l’Autore (Cfr Mt 5, 16).
“Ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce” (Gc 1, 16), scrive S. Giacomo e S. Paolo precisa: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? “ (1 Cor 4, 7). Il cristiano dovrebbe vivere in maniera tale che, senza nemmeno accorgersene, la sua vita stessa, i suoi gesti, le sue parole, tutto in lui manifesti Dio. Egli dovrebbe lasciar trasparire Cristo da tutto il suo essere, perché chi lo incontra possa incontrare indirettamente Gesù. La santità non è principalmente frutto dei nostri sforzi, ma è accoglienza dell’azione dello Spirito Santo che ci anima dall’interno e ci sospinge sempre verso il Bene. Questo hanno fatto i santi sono diventati “epifania” di Dio. Hanno accolto con gratitudine il suo Amore e lo hanno lasciato trasparire.
Chiamati come loro ad essere “perfetti come il Padre che è nei cieli” (Mt 5, 48), non temiamo di tendere verso l’alta vetta della santità, ma docili all’azione dello Spirito Santo, lasciamoci guidare da Lui in ogni cosa ed Egli farà di noi un capolavoro stupendo!
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